La costruzione del Se’ nell’adolescente si basa sulla necessaria trasgressione al patto narcisistico che ha dato vita al gruppo familiare. La sua individuazione si pone quindi in una rappresentazione di se’ “contro” il legame, nella percezione di rottura del “continuum” familiare con la propria soggettività, i cui confini sono rielaborati in funzione della differenziazione sempre più marcata con il “Non – Se”‘. Ciò pone in crisi I’utopia, condivisa a livello inconscio da tutti i membri, di un “corpo familiare” unito e indivisibile. Il processo di differerniazione del Se’ dell’adolescente permette i movimenti di successive individuazioni nelle altre soggettività e in particolare nella psiche dei genitori. Nell’analisi della relazione parentale d’oggetto, S. Freud sottolinea il significato degli investimenti libidici del genitore come amùic di se’: “…L’amore parentale così commovente e in fondo così infantile non è altro che il narcisismo dei genitori tornato a nuova vita; tramutato in amore oggettuale, esso rivela senza infingimento la sua antica natura” (Freud, 1914 pag.461). Possiamo quindi sostenere che il desiderio di avere un figlio nasce dal bisogno psichico del genitore di affermare la vita sulla morte esorcizzandola, di estendere il proprio Se’ oltre il limite temporale. Esso è volto a riparare o, alternativamente, a negare nel figlio stesso, attraverso i gesti della cura, le ferite narcisistiche del genitore legate alla relazione con i suoi primi oggetti d’amore. La crisi adolescenziale interrompe I’illusione narcisistica del genitore di continuazione di se’ nell’oggetto. È necessario quindi che, nella psiche materna e paterna, prevalgano le spinte riparative su quelle di negazione rispetto ai propri oggetti interni infantili danneggiati perché I’ambivalenza degli affetti verso le nuove generazioni sia tollerata e regolata. Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia, vi propongo una riflessione che raccoglie, in una trama sensibile, le associazioni inconsce che la nostra mente stupita può aver seguito prima e dopo l’aprile. Ciò che nel nostro inconscio ha avuto vita o pausa. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni. Ciò permetterà che la capacità psichica di integrazione tra Ie immagini scisse del buon oggetto (figlio dell’infanzia) e del cattivo (figlio adolescente) sia stimolata ed esiti sintesi affettive di riconoscimento del legame e della soggettività nascente. Una difettualità nelle capacità integrative nella psiche del genitore manterrà la scissione interna delle due immagini del figlio, con sentimenti di lutto incolmabile per il buon oggetto perduto e vissuti di attacco da parte del cattivo oggetto, percepito come deludente e rifiutante, come ci ricorda Eduardo: ” . . .E figlie so’ chille che se teneno mbraccia, quanno so’ piccerille, ca te dànno preoccupazione quanno stanno malate e nun te sanno dicere che se sènteno… Che te corrono incontro cu’e braccelle aperte, dicenno: “Papà!” … Chille ca ‘e vvide ‘e venì d’ ‘a scola cu è manelle fredde e ‘o nasillo russo e te cercano ‘a bella cosa… Ma quanno so’ gruosse, quanno song’uommene, o so’ figlie tutte quante, o so’ nemice…” (De Filippo 1950 pag. 343). Il riconoscimento dell’alterità nel proprio figlio (presente per altro in ogni fase del ciclo vitale) si basa sulla possibilità psichica, nella coppia fondatrice, di elaborare il lutto: contenere il dolore della perdita del buon oggetto infantile proiettato nel Se’ del figlio, reintroiettare le parti del proprio Se’ in esso collocate, modulare la sofferenza perrnettendone la mentalizzazione. Le angosce inconsce di smembramento del “corpo” familiare e di sperdimento del Se’ (che lo scioglimento degli investimenti infantili produce nella psiche genitoriale e nel figlio) sono contenute dal rafforzamento dei sentimenti di appartenenza nel mondo interno del genitore. È nell’area del “we go” interiorizzato che questi protegge il legame e contiene la propria soffetenza, esitandone I’esplicitazione del riconoscimento del Se’ dell’adolescente nelle sue trasformazioni. L’esistenza di una rèverie dell’ascolto definisce I’instaurarsi di una genitorialità matura, che offre spazi psichici, dove la dialettica illusione-delusione che delinea il viaggio dell’adolescente possa congiungersi alla speranza. Il cammino nasce da uno strappo. La posizione inaugurale del Se’ adolescente disinveste infatti gli antichi oggetti d’amore attaccandone e sospendendone il legame, creando così uno spazio psichico “vacuum” in cui fondarsi. Ciò a cui rinuncia è Ia forma delle appartenenze dell’infanzia. La dimensione del legame familiare nell’ infanzia assume, a mio avviso, la forma immaginaria del cerchio protettivo e avvolgente (il buon seno che nutre e dà vita) che pone al suo centro il bambino; i gesti della cura e lo sguardo incantato del genitore ne definiscono I’interno come zona magica che riceve e dona luminosità, dove il tempo non ha accesso se non nell’unica dimensione di un eterno presente. La psiche familiare realizza l’appartenenza come cerchio magico degli affetti, luogo del sacro, origine di ogni intimità. Esso ricorda l’ immagine del “guscio” di cui paria G. Bachelard, dove dimorano le rappresentazioni del nascere e del riposo, le rotondità abitabili dell’anima, “sogno di capanna… al centro della casa, sotto ii cerchio di luce della lampada egli vive in una casa rotonda, nella capanna primitiva… appartiene alle leggende, è un centro di leggenda” (Bachelard, 1984, pagg. 58 – 59). Possiamo quindi affermare che il “cerchio” familiare, come culla dell’essere, tiene tra le braccia l’identità delle origini. È nell’adolescenza che il bisogno di fondare in se’ la propria identità conduce a infrangere, trasgredendo, il legame circolare. L’esperienza solare e continuativa di essere al centro di un mondo affettivo permette di sviluppare nel soggetto il sentimento di esistere nella mente dell’Altro, preservare la permanenza del legame anche in sua assenza. Nell’interiorizzazione, l’abbraccio familiare si fonde con le istanze psichiche di contenimento affettivo delle angosce di separazione. Aver posto, nell’infanzia e oltre, fra le braccia e nella mente del genitore, fonda la fiducia nella mente adolescente di poter nascere di nuovo in un mondo in cui ci sia posto per sé. Le spinte trasformative portano a infrangere la circolarità pacificante della fiaba infantile che perde oggi luminosità e si miniaturizza, laddove il “Non-Se”‘ prende posto, maestoso e inquietante. Nel mondo interno adolescente, infatti, la percezione di discontinuità della propria soggettività con il Se’ familiare è legata a dolorosi sentimenti di de-lusione o di fine dei giochi. La realtà non è più trasformabile e conoscibiie negli antichi racconti dell’infanzia: essa assume ora un senso “altro” e magico che attende di essere colto per restituire il volto segreto di chi lo rivela. Nello strappo dalla circolarità degli affetti e delle esperienze, il mondo della soggettività emerge dallo psichismo gruppale in cui ha avuto origine e in cui è cresciuto differenziandosi e, a tratti, ricongiungendosi. La crisi adolescenziale, come lacerazione di ogni continuità, rompe il suo cerchio per aprirsi ad una temporalità ora lineare e orientata, in cui I’esperienza è organizzabile verticalmente. Il senso del tempo, nell’adolescenza, irrompe separando le rappresentazioni del passato dalle immagini incerte e inquietanti del futuro, come i due abissi dal cui fascino il giovane Se’ rifugge. Il presente, divenuto uno dei tempi possibili, cerca una forma in cui avere stabilità, in cui sia presente una direzione. La percezione della temporalità trasformativa è quindi simbolicamente racchiusa, a mio parere, nell’immagine della freccia, stabile e orientata, lanciata verso l’alto, portatrice dei valori solari della distinzione e della verticalità, slancio dell’anima che anticipa il ritrovarsi. La dimensione interna della temporalità (da tempus-oris, con radice. tem=tagliare), disegnando distanze o tagli verticali, inaugura la nuova genesi del Se’, il suo venire al mondo, separandosi (da se-parareparere = venire al mondo) dall’oggetto. Nella distinzione raggiunta tra se’ e il mondo nasce il sentimento delle solitudine, la percezione di un universo interno esplorabile. Paesaggi interiori ineffabili entrano in risonanze affettive con l’esterno, parole e silenzi non traducibili disegnano i nuovi confini del Se’.
Psicoterapeuta Psicoanalitico
Formazione Psicoanalitica post Lauream
“Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”