Paris, Texas: psicoanalisi I

Cosa impedisce alle soggettività che si amano l’incontro e la condivisione dell’essere? Cosa fa della nostra vita un deserto infinito e ne fa perdere il senso? Quando i sogni di un universo passato catturano l’anima e la sottraggono alla vita reale? Come si può giungere ai margini di se stessi? La perdita del contatto interiore produce il sentimento di una caduta di senso nel mondo. La ricerca all’esterno di qualcosa di vivo è, dunque, la ricerca della nostra stessa vita, perduta nella rinuncia emotiva, quando il dolore del vivere divenne così profondo da far vacillare l’Io e spingerlo ad una fuga infinita da sé. L’angoscia del separarsi e di perdere l’oggetto d’amore può divenire così forte, a volte, da recidere ogni possibile appartenenza. Ma la spinta a uscire da sè e ad intrecciare legami d’amore può generare, altresì, l’angoscia di perdersi nell’Altro, configurando, così, il legame come fusione che soffoca l’Io: lo spinge a inseguire un sogno di esistere respingendo ogni seduzione d’amore. E’ questa la dimensione che impedisce, nel rapporto d’amore, il cammino e la sosta. L’unico viaggio che appare possibile diviene allora la ricerca di un’illusione solitaria, perduta in un passato senza tempo. Il dolore di una solitudine che non si placa con la vicinanza di alcuno, se elaborato, può indicare la rottura del cerchio di un impossibile dialogo (con sé e l’Altro) che non fa che replicare se stesso, nel falso movimento tra appartenenza e fuga. Sarà, infatti, solo la personale nascita psicologica a permettere l’avvio di un discorso emotivo interrotto, per tornare ad amare.

Il film, uscito nel 1989 e girato negli Stati Uniti nell’anno precedente, narra la storia di un dramma familiare, in cui il delirio di gelosia del protagonista irrompe infrangendo i legami. Travis, il protagonista maschile, è un uomo il cui mondo interiore è abitato da una profonda depressione dove la soggettività è smarrita. All’inizio del film lo vediamo errare senza meta lungo i binari di una ferrovia, sperduta nel deserto. L’uomo ha un andatura instabile e reca in mano un recipiente probabilmente vuoto, lo porta inutilmente alle labbra, lo scuote, e cerca di dissetarsi presso una piccola fontana che non ha più acqua. Raggiunto un punto di ristoro, sviene. E’ quindi soccorso da un medico, che gli trova in tasca un foglio con il numero di telefono del fratello Walter. Questi giunge dalla California, nel tentativo di ricondurre il fratello, scomparso da anni, ad una vita normale nella propria famiglia. Via via lo spettatore viene a conoscenza di una storia dai toni cupi, che aveva dato origine allo smarrimento e al vagare senza meta del protagonista. Travis il cui animo viveva profonde angosce inelaborate di separazione in un rapporto coniugale idealizzato ed era stato travolto dal delirio già dopo la nascita del figlio, dopo un litigio con la bellissima moglie (che, in un agito folle, egli aveva legato per non perderla), aveva dato fuoco alla roulotte nella quale i due vivevano con il bambino nato dalla loro unione. Da quel momento era fuggito nel nulla, non avendo più alcuna notizia della propria famiglia. Travis aveva vagato per anni da solo, alla ricerca delle proprie radici. Al fratello racconta di essere alla ricerca del luogo in cui i genitori lo avevano concepito, un luogo sperduto nel deserto del Texas che si chiama come la capitale della Francia: Paris, Texas. Il nome del luogo aveva avuto un ruolo importante nel delirio che anche il padre di Travis aveva vissuto: le due Parigi si erano confuse nella sua mente, esitando un’idea delirante che investiva la madre di Travis (da lui idealizzata), trasformandola allucinatoriamente in una donna elegante e “chic”, conosciuta in Francia. Tale idea delirante aveva quindi determinato e sancito un’incolmabile distanza fra i genitori di Travis. Accolto nella famiglia del fratello, dopo aver visto un filmino che lo ritraeva nei momenti di armonia con la moglie e il figlio (il piccolo Hunter), Travis tenta di ricostruire un rapporto con il figlio, adottato dalla famiglia del fratello e che stenta a riconoscere in lui il padre che lo aveva abbandonato. Man mano cresce il legame tra padre e figlio. Dapprima il regista sottolinea la difficoltà di Hunter, che finge di non riconoscere il padre all’uscita di scuola. Poi, gradualmente, il bambino si lascia nuovamente affascinare da padre. Decidono così di andare alla ricerca della madre del bambino. Hunter deve quindi di nascosto lasciare la famiglia dello zio che lo aveva adottato, mentre Travis scopre che Jane, la bellissima moglie ambivalentemente amata, si reca ogni mese in una banca di Houston ad effettuare un versamento a beneficio del figlio, che ormai non vede più da tempo. Jane, a sua volta, dopo l’abbandono del marito, ha tentato di cancellare il passato matrimoniale e la tragica esperienza della notte dell’incendio. Lavora adesso in una sorta di peep-show, un luogo cupo dove giovani donne consolano gli uomini soli attraverso una paretespecchio dalla quale possono essere viste senza vedere i loro interlocutori. Travis scopre la nuova vita di Jane e, senza mai rivelarsi direttamente, ha con lei degli incontri. Attraverso lo specchio, giunge a parlare di nuovo con lei e a rimemorare il passato. Decide di ricondurre il piccolo Hunter tra le braccia della madre, quindi riprende il suo viaggio con un enigmatico sorriso. Il film si apre après coup, la narrazione ha inizio dopo l’accadimento, così come l’errare del protagonista nasce da una rottura di continuità. Egli emerge dal nulla, dal nulla interiore, che proiettivamente lo circonda, di chi vive l’enigma biografico nel cuore. Anche lo spettatore dovrà attendere la seconda parte del film per ricostruire una continuità narrativa (attraverso il racconto che Travis rimemora alla moglie e a se stesso) che colma il disorientamento cognitivo per aprirsi allo stupore. E’ interessante notare la struttura circolare del film in cui le scene iniziali dell’errare solitario si rispecchiano nella scena finale in cui, nuovamente solo, Travis riprende il suo viaggio-errante. Il “cerchio” narrativo indica l’immutabilità della condizione del Sè di Travis, nel movimento del tempo e nel cambiamento degli importanti accadimenti da lui provocati, ma che restano “esterni” al suo Sé. Senza inizio ne’ fine, il cerchio sintattico vuole quasi sottolineare, nella psiche del protagonista., un limite magico invalicabile fra sé e il mondo, fra la percezione e il vissuto. Travis attraversa gli eventi senza che tocchino profondamente la sua soggettività, per divenire esperienza e rompere il cerchio in cui il suo Sé distante è racchiuso. Nella scena finale la circolarità del passato si infrange per far nascere, come esito di livelli di consapevolezza raggiunti e di parziale elaborazione, una direzionalità interiore, un orientamento lineare che ha lo slancio della freccia nel cosmo. Le immagini iniziali del deserto rappresentano la proiezione nello spazio del silenzio interno di Travis, del caos psichico, la negazione spazializzata del grido interiore, evocano il deserto in cui erra l’Io del protagonista, ma allo stesso tempo descrivono il suo mondo non più abitato dal desiderio e dalla speranza. La parola “deserto” proviene da “desertus” e da “deserere”, abbandonare. È l’abbandono emotivo, infatti, che rende vuoto lo scenario interiore di Travis., imprigionato in un assenza di mondo. Il deserto, inoltre, così presente presente nel paesaggio del film, simbolicamente rappresenta l’indifferenziazione iniziale dell’essere, l’origine e l’alba di ogni vita, o la difensiva estensione sterile del Sé, sotto cui vive la realtà. Nell’esoterismo ismaelita il deserto rappresenta infatti la terra che si percorre inconsapevolmente senza percepire la presenza del divino che la abita, celata dalle apparenze. Ciò rimanda al congelamento emotivo del Sè irrigidito di Travis., come difesa dall’angoscia di frantumazione, che mantiene al suo interno una speranza di nuova nascita (egli parla del desiderio di raggiungere e costruire lì dove era stato concepito. “Fu lì che io cominciai a essere… è il mio punto di partenza” Egli non ha più acqua con sè, e la piccola fontana è asciugata. L’immagine ci parla del suo rapporto con il mondo. La sua “sete” più profonda di madre, di vita, di purificazione e di rigenerazione (tematiche principali a cui rimandano i significati simbolici dell’acqua) non trova un “oggetto” esterno che la plachi. La sete infatti indica il desiderio profondo di riacquisire il buon oggetto materno primigenio, simboleggiato nell’acqua, che torni a dare vita e fertilità ad un universo interiore desertificato. Inoltre è noto come l’acqua rappresenti l’inizio dell’opus, come esprime il detto alchemico…non effettuare alcuna operazione prima che tutto sia ridotto ad acqua… “Lo sai che hai attraversato la frontiera?” sussura il medico che lo soccorre e che rappresenta un “alter ego” di Travis, l’immagine psichica del Salvatore, identificabile nell’amplificazione di Esculapio, figlio di Apollo. Egli parla per lui: Travis ha infatti varcato il limite interiore all’interno del quale si sviluppa l’esperienza del sentirsi vivi, egli ora abita ai margini del Sé. “Chi è?” chiede il medico, esprimendo così l’enigma inquietante che agita l’anima del protagonista che non sa chi è, ma non sa se è; “…è molto facile, da queste parti, smarrire il cammino o se stessi” continua a commentare il medico esprimendo, inconsapevolmente, ciò che è avvenuto della vita interiore di Travis. Chiamato dal medico, giunge il fratello,Walter, a occuparsi di Travis, reincontrandolo dopo anni di lungo silenzio. L’immagine di Walter può rappresentare il “doppio”psichico di Travis, immagine psichica del Frater, dal pensiero che affonda profonde radici nel principio di realtà, con le caratteristiche personologiche di equilibrio tra emozioni e razionalità. Egli rappresenta il suo “doppio” anche nel rapporto con il figlio di Travis., di cui è divenuto il padre. In una visione complessiva i due fratelli possono simbolicamente rappresentare due parti interne, maschili, del Sé di Travis, che non si incontrano, sconosciute l’una all’altra., come fa notare il non riconoscimento iniziale di Travis verso il fratello e la non conoscenza assoluta di questi di quanto sia accaduto. L’assenza di colonna sonora nelle sequenze in cui Travis, sfuggendo al fratello, riprende il suo errare, indica il vuoto emotivo (derivante etimologicamente dal part. lat. “e-motus”, ovvero movimento interiore) nel suo cuore, sostituito da un movimento senza tregua all’esterno. Walter rappresenta anche la realtà da cui Travis si ritrae e pone distanze (con il silenzio, con il salire sul sedile posteriore della macchina,con tutto il non verbale). Quando Walter esprime il suo dolore per il silenzio del fratello, questi, come toccato emotivamente, torna a parlare e rivela cripticamente, mormorando “Paris”, i suoi sogni.

 

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  1. avatar Dott.ssa Maria Rita Ferrisays:

    Psicoterapeuta Psicoanalitico
    Formazione Psicoanalitica post Lauream
    “Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”