Mark, nella sua mente, accoglie Marnie e il suo enigma, accogliendone il dolore e lo spavento in un abbraccio sia fisico (già nella scena del temporale) che mentale. La tempesta che giunge nello studio di Mark e che produce in Marnie un’angoscia senza nome è l’eco di un movimento tempestoso e pulsionale interiore che fa vacillare le fragili difese dell’Io e chiede di essere compreso. “Tempesta”, dal latino “tempestas”, proviene etimologicamente dalla parola “tempus”, ovvero tempo, che ha la radice “tem” dal significato di tagliare. E’ il tempo interno di Marnie, bloccato al momento del trauma, che ha tagliato via la speranza e il legame, che ha tagliato in due, o scisso, la vita interiore e il dialogo tra le parti di sé, che trovano in Mark l’area transizionale in cui coesistere. Nella mente di Mark,infatti, in un atto di comprensione (da com-prendere, ovvero prendere con sé), alloggiano le due Marnie e trovano gradualmente integrazione. Ciò permetterà alla psiche di Marnie di trovarla in sé. Elementi psichici grezzi, spuri in Marnie, acquistano senso nella mente di Mark, vi trovano uno spazio di pensabilità, sono così sottratti all’agire e consegnati al pensiero affettivo, che integra e ripara i tagli psichici. Mark, inoltre, accoglie i timori di Marnie, cogliendo l’essenza più profonda della sua delicata femminilità e la vita dei suoi due volti interni :“… conosco un fiore color corallo con i petali bordati : è formato da mille piccoli insetti che si difendono così, assumendo una forma diversa “ le racconta Mark in momento di intimità affettiva nelle scene del viaggio di nozze, cogliendo la fragilità del vero Sé come piccolo insetto che trova riparo nel falso Sé dalla forma impeccabile. Le permette così un’ esperienza di riconoscimento del vero Sé, che da questo momento in poi trova accesso graduale alla coscienza. Egli, come vero “Io ausiliario”, la sostiene con amore mentre le porge prove di realtà (ricordiamo la scena in automobile in cui fa cadere le difese fabulatrici con cui Marnie tenta di percorrere il mondo proteggendo dal contatto con l’esterno minaccioso parti autentiche del Sé), inoltre si pone come filtro o intermediario tra la psiche di Marnie e il mondo: restituisce il denaro da lei sottratto e riparando i suoi rituali aggressivi ripara l’immagine danneggiata, attraverso il furto, della “cassaforte” come buon seno materno: simbolicamente rende possibile il desiderio di Marnie, la ricongiunge con gli oggetti amati (le riconduce il cavallo, presenza affettiva e vitale nel mondo di Marnie). Mark inoltre, nei dialoghi, ripercorre con lei le fasi del processo difensivo dal trauma, collegando ed interpretando frammenti del sentire e del ricordo. Tale percorso corrisponde e rappresenta il processo interiore di mentalizzazione del trauma. Nella scena del gioco delle libere associazioni la mente di Mark si pone esplicitamente come contenitore psichico in cui gli elementi frammentati della psiche di Marnie possono trovare ordine e senso, conducendola a far contatto diurno con i fantasmi interiori compressi nel colore rosso associativamente evocato e a cercare rifugio nella realtà affettiva (“Aiutami” grida Marnie a Mark, cercando rifugio nelle sue braccia) fin lì vissuta come minacciosa e pericolosa: ora percepisce che il pericolo proviene dall’interno, diminuirà il ricorso a difese proiettive, l’immagine del femminile distruttivo diviene esterno al Sé (riconosce le insidie di Linda, cognata di Mark che aspira al suo amore e per gelosia tenta di vendicarsi di Marnie, facendola incontrare pubblicamente con Strutt, prima vittima dei furti, perchè la riconosca) ed il suo Io ne emergerà rafforzato: può affrontare una prima prova di realtà (incontro con Strutt). Nella scena in cui Mark e Marnie cercano insieme una soluzione al disvelamento operato da Strutt è interessante notare come il movimento di lei nello spazio accompagni il corso dei pensieri di Mark, quasi ad indicare che pensiero e azione, nella psiche di Marnie, trovino ora una possibilità di integrazione, senza più essere scissi: lei si “muove” nel reale, non più “agita” dalle fantasie inconsce, seguendo un pensiero secondarizzato. L’immagine della propria e altrui distruttività, percepita come riparabile, diviene meno minacciosa, oggetto di confronto. Sconvolta dall’incontro con Strutt, Marnie si allontana correndo sul suo cavallo che cade a terra ferito gravemente. Marnie, quasi in trance, cerca una pistola per ucciderlo, per non vederlo soffrire. La drammatica scena dell’uccisione del cavallo si configura come replica della scena traumatica e assume inoltre significati psicologici fondamentali di espiazione della colpa inconscia, attraverso il sacrificio e la perdita del buon oggetto amato. Essa è inoltre disvelamento del significato dell’uccisione come atto d’amore (per il buon oggetto proiettato nell’immagine del cavallo, salvato dal dolore e dall’agonia e verso la madre nell’episodio traumatico dell’infanzia),anticipazione del perdono. Marnie uccide nel cavallo simbolicamente le proprie pulsioni e quindi si prepara a riconoscerle. Nella scena in cui, aprendo in segreto la cassaforte di Mark, tenta nuovamente la riattivazione della coazione al furto è resa evidente, dall’abile gioco dello zoom sui soldi e sulle mani di Marnie, l’avvenuta interiorizzazione del conflitto. L’Io combatte contro i propri impulsi, non più soggiogato da fantasie persecutorie, in una realtà non più persecutoria (“Prendi” dice Mark che la raggiunge alle spalle, indicando il denaro: “è tuo”): rende impossibile l’attuarsi della coazione. Le scene finali del ritorno alla casa natale si aprono alla catarsi: Marnie narra con voce infantile l’episodio traumatico che può ora accedere alla coscienza. Il racconto, che proviene da un tempo psichico lontano, riconduce al momento del trauma, offre la parola all’indicibile, permettendone l’accesso al tempo attuale, la narrabilità e quindi l’elaborazione. Passato e presente si ricongiungono, esitando altre possibili integrazioni. Si ricompone così la scissione traumatica nel Sé di Marnie, tra le due Marnie (la parte piccola e fragile può narrare l’episodio), si ricongiunge inoltre nella sua psiche la rappresentazione (narrazione) con il suo affetto (angoscia e fluire libero delle emozioni). Nasce il tempo della trasformazione: Marnie è ricondotta al tempo della vita, in cui le ombre dileguano, gli enigmi svaniscono nella comprensione del pathos e le relazioni infrante, la relazione con la madre e con il proprio mondo interno, fluiscono e si rivelano come “luogo” dello scambio più profondo e del riconoscimento.
Psicoterapeuta Psicoanalitico
Formazione Psicoanalitica post Lauream
“Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”