Il Principe delle maree: psicoanalisi

Il tema del femminile è peraltro presente già nel titolo del film: le “maree”, infatti, rimandano alle congiunzioni lunari del mare, simboli del femminile universale. Il mare, simbolo dell’origine di ogni vita, rappresenta l’elemento femminile che avvolge e rigenera, dell’inconscio che cela tesori e misteri preziosi, il “materno” oceanico ancestrale, luogo della nascita del Sé. La luna é per eccellenza il femminile notturno che percorre i cieli, astro dell’apparire periodico, simbolo di trasformazione e del rinnovamento. Quando la vita dolente del protagonista trova rifugio nelle Maree dell’anima, che restituiscono un calore dimenticato ma mai perduto, il Sé ritrovato torna a sognare L’oggetto originario e indimenticabile, la Cosa di J. Lacan. Il rinvenimento delle emozioni (il femminile interno, rappresentato da Susan di cui Savannah rappresenta il “doppio” psichico), infatti,dà nuova vita al maschile psichico di Tom, ne lenisce attraverso l’integrazione gli aspetti distruttivi (conglomerati nell’immagine interiore del padre e dei violenti predatori del trauma segreto), lo renderà libero e lo riavvicinerà alla vita e alle donne: “…per la prima volta ho sentito di poter dare io qualcosa alle donne della mia vita: … lo meritavano…” dirà Tom nelle ultime scene. La capacità di amare (rêverie dei fratelli amati, immagine del “buon oggetto” familiare) di Tom si esprime, inizialmente, attraverso l’incontro con Susan, in un sogno di paternità che esita riparazioni dell’anima: in Bernard egli rinviene forse l’immagine del fratello Luck e di sé. Evocando un buon oggetto interiore, si prende cura di lui, attraverso l’uso della palla da baseball (come vero oggetto transizionale) sviluppa una relazione strutturante il Sé di Bernard., dona vita ad una funzione paterna fantasmatica e ripara così, dentro sè, l’immagine distruttiva del paterno. La riparazione del rapporto di Bernard con la madre, restaura nella psiche di Tom anche l’immagine interna della relazione danneggiata con la propria madre. Attraverso l’affidarsi a Susan egli quindi scopre una parte di sé “affidabile”, contenitiva ed elaborativa che rende possibile permettere ad altri di affidarsi a lui , come Bernard, Savannah e la stessa Susan, di riporre nella sua psiche parti ferite e danneggiate perchè possano essere riparate e tornare integre attraverso l’elaborazione emotiva di cui il Sé di Tom diviene sempre più capace. Susan, infatti, gli affida il figlio Bernard, che rivela una sofferenza raccolta in chiusure aggressive verso la madre e il mondo, ferito dalla ostilità e lontananza del padre (violinista di successo, il cui avvolgente narcisismo esclude ogni legame). L’Io di Bernard tenta un’ideale e illusoria ricongiunzione psichica con il padre attraverso l’introiezione e l’agito della aggressività paterna verso la madre. Tale ostilità, inoltre, assume il significato di difesa distanziante, propria dell’adolescenza, dalle seduzioni regressive del materno. Il padre pone fine al rapporto di Bernard con Tom, chiedendo al figlio di riprendere lo studio del violino in collegio. Tom nel suo rapporto con il ragazzo, lo ha ricondotto dolcemente alle buone identificazioni con il paterno. Il passaggio viene sottolineato nel cammino intrapreso insieme per giungere al treno che li separa. Interessante, a questo proposito, è notare, nella scena in cui si separa da Bernard e gli chiede di suonare il violino, l’intensità dell’ultimo incontro, che si sostanzia del suonare struggente del ragazzo e dell’ascolto appassionato di Tom. In questo incontro finale, con il suo ascolto, egli traspone nel violino il calore di una relazione padre-figlio vissuta fin lì assieme, rendendo così il violino stesso l’area transizionale in cui tale rapporto può vivere ancora. L’affettività di Tom trasforma magicamente il violino da oggetto di negazione emotiva per Bernard, che lo aveva abbandonato nel tentativo di negare il proprio slancio affettivo verso il genitore, a immagine amabile del padre, di cui il violino è rappresentazione plastica. Egli potrà così tornare ad identificarsi con il padre, a cui Tom lo ha psichicamente riconciliato. Tale passaggio esiterà, inoltre, nel mondo interno di Tom, la ricongiunzione dell’Io con il padre psichico, che si manifesterà anche in un avvicinamento sul piano somatico con il padre reale, come è possibile notare nella scena in cui Tom conduce le figlie dal nonno e trascorre una giornata con lui, accettando le sue distanze ed i silenzi invalicabili.

Nella parte centrale del film è la rivelazione angosciante del trauma subito: la rottura del segreto libera Tom dalla dipendenza ostile dalla madre e dal passato, offre rappresentazione all’immemorabile. L’abbraccio di Susan rende pronunciabile il dolore, che si scioglie in pianto. Le lagrime di Tom, segno di un’integrazione interiore in cui il suo Sé può tenere tra le braccia la sofferenza raggiunta, esprimono quindi l’avverarsi di un contatto profondo. Nel mondo dei simboli le lagrime, infatti, evocano le immagini preziose della perla e dell’ambra. La perla è simbolo del legame che unisce mare e cielo, della scienza del cuore, della vita, forza rigeneratrice. E’ l’essenza ineffabile del Sé, traccia dei cieli: una leggenda persiana narra, infatti, la nascita della perla da una goccia di pioggia caduta dal cielo che una conchiglia raccolse, giungendo in superficie del mare: la perla ha origini celesti. L’ambra rappresenta il legame psichico tra l’anima individuale e l’universo. Apollo pianse lacrime di ambra quando, cacciato dall’Olimpo, giunse presso gli Iperborei. Esse esprimevano la nostalgia del paradiso e il sottile legame che lo univa ad esso. Attraverso il legame ritrovato con sé, la psiche di Tom rompe la dimensione necessitante del destino, in cui era inscritto il suo vivere, raggiungendo il mondo del possibile, la scelta. La libertà interiore emerge così nell’elaborazione di un passato che sommerge il presente ( sottolineato dall’accorgimento tecnico del film in cui le scene del passato sfumano nel presente senza confini ), giungendo al ricordo che disegna distanze e ripone nel cuore, dove ciò che è stato diviene memoria ( come ci suggerisce il significato etimologico di memoria: “riporre nel cuore”, da “ricordo”, “cor-cordis” ). L’acquisizione di tale livello di individuazione chiude la catena difensiva dei “no” che imprigionavano Tom nelle relazioni iniziali, in cui l’idealizzazione nostalgica impediva ogni contatto con gli oggetti reali e gli permette ora di tornare all’incontro con i genitori reali, riconoscerli affettivamente (avendoli riparati internamente), senza più temere di perdersi in loro. Savannah è dolce presenza, silenziosa e lunare del femminile interiore. Vero alter ego, è protagonista nell’ombra, da lei ha inizio la spinta al cambiamento di Tom. Il suo gesto autolesivo ha il valore, nella psiche dei fratelli (il cui mondo interno è profondamente congiunto: “ …Ho scritto un nuovo libro di poesie…l’ho dedicato a Tom Wingo, la mia memoria…” sussurrerà Savannah a Tom), del desiderio di uccidere il passato e i cattivi oggetti interiori, per tornare a vivere. Tom raccoglie inconsciamente tale messaggio e attraverso il lungo viaggio elaborativo si ricongiunge a lei, nei ricordi e nel rimemorare l’impensabile, scende di nuovo con lei nel mare interiore, come nelle scene infantili, per raccoglierla e riportarla alla vita. Salvando Savannah, Tom salva se stesso.

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  1. avatar Dott.ssa Maria Rita Ferrisays:

    Psicoterapeuta Psicoanalitico
    Formazione Psicoanalitica post Lauream
    “Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”