Il Trovatore
Melodramma in quattro atti di Giuseppe Verdi (1853) su libretto di Salvatore Cammarano
Personaggi e Interpreti:
Manrico: Danilo Formaggia
Il Conte di Luna: Marzio Giossi
Leonora: Renata Campanella
Azucena: Marina Ogii
Ferrando: Massimiliano Catellani
Ines: Anna Capiluppi
Ruiz: Giacomo Gandaglia
Un vecchio zingaro: Roberto Scandura
Compagne di Leonora e religiose, familiari del Conte, Uomini d’arme, Zingari e Zingare
Coro dell’Opera di Parma
Maestro del Coro: Emiliano Esposito
Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane
Direttore: Stefano Giaroli
Regia: Alessandro Brachetti
Scene e Costumi: Arte Scenica Reggio Emilia
Il trovatore è un’
opera di
Giuseppe Verdi rappresentata in prima assoluta il
19 gennaio 1853 al
Teatro Apollo di
Roma. Assieme a
Rigoletto e
La traviata fa parte della cosiddetta
trilogia popolare. Il libretto, in quattro parti e otto quadri, fu tratto dal dramma
El Trobador di
Antonio García Gutiérrez. Fu Verdi stesso ad avere l’idea di ricavare un’opera dal dramma di Gutiérrez, commissionando a
Salvadore Cammarano la riduzione librettistica. Il poeta napoletano morì improvvisamente nel
1852, appena terminato il libretto, e Verdi, che desiderava alcune aggiunte e piccole modifiche, si trovò costretto a chiedere l’intervento di un collaboratore del compianto Cammarano,
Leone Emanuele Bardare. Questi, che operò su precise direttive dell’operista, mutò il metro della canzone di Azucena e aggiunse il cantabile di Luna (
Il balen del suo sorriso) e quello di Leonora (
D’amor sull’ali rosee). Lo stesso Verdi, inoltre, intervenne personalmente sui versi finali dell’opera, abbreviandoli. La prima rappresentazione fu un grande successo: come scrive Julian Budden, Verdi aveva saputo
“toccare il cuore del pubblico come con nessun’altra delle sue opere”.
Atto I La scena si apre nel palazzo dell’Aliaferia dove Ferrando, capitano delle guardie, racconta agli armigeri la vicenda del fratello del Conte di Luna, rapito anni prima da una
zingara, poi catturata e bruciata viva. I resti del fanciullo erano poi stati trovati tra le braci del rogo della zingara e Ferrando ritiene che a gettarlo sia stata la figlia della zingara, di cui i soldati ora chiedono la morte. Leonora, giovane nobile amata dal Conte di Luna, confida a Ines di essere innamorata di Manrico, il Trovatore appunto. Il conte, che veglia sul castello, ode la voce di Manrico che intona un canto. Leonora esce, e nell’oscurità, scambia il conte per Manrico e l’abbraccia. Ciò scatena l’ira del trovatore, che sfida a duello il rivale.
Atto II Ai piedi di un monte, in un accampamento di zingari, Azucena, madre di Manrico, racconta che un tempo, dopo aver visto sua madre arsa sul fuoco, per vendetta e disperazione gettò nel fuoco un bimbo rapito a corte: per una tragica fatalità, però, questi non era il supposto fratello del Conte di Luna bensì il suo proprio bambino. Nella scena successiva il Conte tenta di rapire Leonora. mentre si affretta ad andare al convento ma Manrico ne sventa il pericolo, e porta in salvo l’amata.
Atto III Azucena è catturata da Ferrando e condotta dal Conte di Luna. Manrico e Leonora stanno per sposarsi in segreto e si giurano eterno amore. Il Conte Ruiz sopraggiunge ad annunciare che la zingara Azucena è stata catturata e di lì a poco sarà arsa viva come strega. Manrico va in soccorso della madre cantando la celebre
cabaletta Di quella pira.
Atto IV Il tentativo di liberare Azucena fallisce e Manrico viene imprigionato nel palazzo dell’Aliaferia: madre e figlio saranno giustiziati all’alba. Nell’oscurità, Ruiz conduce Leonora alla torre dove Manrico è prigioniero. Leonora implora il Conte di lasciare libero Manrico: in cambio è disposta a offrirsi a lui. In realtà non vuole farlo: ha già deciso che si avvelenerà prima del matrimonio. Il Conte accetta e Leonora chiede di dare lei stessa a Manrico la notizia che è libero; prima di entrare nella torre, prende di nascosto il veleno che ha nell’anello. Manrico e Azucena attendono la loro esecuzione. Manrico cerca di calmare la madre, terrorizzata dall’idea di dover morire. Alla fine, la donna si addormenta sfinita. Leonora arriva da Manrico e gli dice che è libero, e di scappare. Quando però scopre che lei non verrà con lui, Manrico si rifiuta di scappare. Crede che Leonora l’abbia tradito, poi capisce che lei si è avvelenata pur di restargli fedele. Agonizzante tra le sue braccia, lei confessa che preferisce morire anzichè sposare un altro. Il Conte entra e trova Leonora morta tra le braccia del rivale: ordina che Manrico venga subito giustiziato. Azucena rinviene e si alza dal suo giaciglio. Quando il Conte di Luna le mostra Manrico morente, la donna urla trionfante che Manrico altri non era che suo fratello e che finalmente la vendetta di sua madre morta sul rogo si è consumata: “Egli era tuo fratello. La madre è vendicata”.