Without Color – Trilogia sull’abitare

"I cantieri dell'immaginario" Gruppo e-motion Regia e coreografia Francesca La Cava I desideri, le emozioni, le vulnerabilità, la stanchezza, gli errori determinano il decorso delle azioni, tappe evolutive e di passaggio di un’esperienza che fa propri i riti tramandati e i background di vita vissuta. Vogliamo rappresentare l’universalità delle espressioni emozionali e del linguaggio del corpo (rabbia, disgusto, paura, felicità, tristezza, amore) attraverso performer appartenenti a culture diverse. WITHOUT COLOR è interpretato da quattro danzatori che si confrontano e si scoprono ironizzando sulle loro differenze. Corpi totalmente diversi che giocano. La creazione si sviluppa alternando momenti di profonda drammaticità a momenti di ironia, andando a toccare alcuni luoghi comuni e stereotipi del pensiero occidentale riguardo la diversità dei corpi. La grande fisicità dei danzatori viene esaltata dalle partiture di gesti della coreografia. Ogni danzatore racconta qualcosa della sua vita. La partitura gestuale degli interpreti non è mai banale così pure ogni minimo suono e oggetto diventa significante per lo spettatore. La creazione si muove alla ricerca di espressioni vitali, di movimenti naturali, di dialoghi gestuali che stendono la storia nella quale gli interpreti si lasciano costruire addosso e costruiscono una serie di situazioni che giocano tra il reale, il grottesco e il trascendentale, riscoprendo gli spazi nascosti della mente. La musica originale parte da suoni tradizionali per evolversi in una chiave totalmente elettronica. L’idea era quella di scrivere una “non musica”. Qualcosa che non potesse essere descritta. Qualcosa che avesse a che fare sia con la Vita che con il concetto stesso di vita e nascita. Una musica che lo stesso compositore avrebbe avuto difficoltà a catalogare. Per cui il respiro. La nascita e l’atto stesso della vita, la contrazione del respiro. Il suono è quello. La musica nasce da quello, in un tempo in sette. Inesorabile e mai alterato. Ci sono tante e significative differenze tra diverse culture ma esistono anche molti tratti in comune e vengono definiti universali culturali. George Murdock, negli anni ‘60, ne individuò una sessantina, tra cui: il tabù dell’incesto, la danza, lo sport, l’ornamento del corpo. L’esistenza degli universali culturali è spiegabile, secondo molti antropologi, con le costanti fisiologiche che caratterizzano la specie umana: l’esistenza di due sessi, la debolezza fisica dei bambini, il bisogno di cibo, etc. Nella possessione e nei fenomeni onirici l’uomo è in relazione con la sua pluralità, di una pluralità incarnata. Il corpo in sé stesso è una superficie in cui si inscrivono delle presenze di tipo differente. Se ci si addentra nel mondo dei miti lontani, dedicati alla creazione dell’uomo, si potrà notare come tra le differenti culture ci siano dei punti comuni. Che sia fatto di fango con l’aggiunta della saliva del dio creatore, o di un semplice impasto di farina e acqua, la tradizione vuole che l’uomo sia stato impastato e plasmato dalle mani stesse del dio e poi cotto, o sotto il sole cocente, o all’interno di un forno. Sprovvisto però di timer il Dio/Demiurgo/Creatore/Apprendista cuoco fu costretto a cuocere più volte la sua creatura ricavando ogni volta un risultato differente. Poco cotto, quasi bruciato, o di media cottura. Interessante è notare come ognuna delle etnie personalizzi il mito considerando come perfettamente riuscita solo la cottura dell’uomo cui appartiene. L’uomo, dunque, appare da sempre artefice di una palese e dichiarata forma di apologia del proprio colore della pelle. In passato, e inspiegabilmente ancora oggi, proprio quel diverso colore di pelle ci ha reso dimentichi di appartenere allo stesso grande insieme, l’umanità, e di essere uomini di diversi colori, idiomi, culture, e tradizioni, ma pur sempre uomini allo stesso modo (finito) di essere al mondo. Oggi abbiamo il dovere morale di imparare dal nostro passato, e di comprendere a fondo il nostro univoco essere nel mondo. Oggi dobbiamo imparare ad essere uomini umani, qualsiasi sia il nostro colore. Elisa Scirocchi Perché insiemi di esseri umani in luoghi e tempi diversi sono simili e differenti nelle loro manifestazioni culturali e artistiche? Il protagonista è il corpo, la sua pelle, deposito del vissuto dell’individuo. Un viaggio nell’universalità dell’essere umano, nei tratti comuni che caratterizzano le razze, nell’importanza del confronto per la crescita globale del mondo. Da qui nasce l’idea di portare in scena diversi corpi, diverse razze, diverse vite per far si che le singole esperienze diventino “virali” e portino i singoli danzatori a contaminarsi tra loro.   ancora.

Without Color – Trilogia sull’abitare
Città: L'Aquila
Indirizzo: Piazza Duomo
Data e ora: 22 luglio 2022 - 21:30
Sito web: www.cantieriimmaginario.it