Eccola la cambiale inviata dal ricco commerciante canadese Slook al suo corrispondente inglese Mill. La mercanzia in oggetto è una donna, una giovane sposa per Slook, europea, dolce, bella e in salute. E Mill già vede sua figlia Fannì maritata in Canada a quel suo amico tanto a modo. Ma Fannì è tutt’altro che lo stereotipo del femminino accondiscendente; la malcapitata a essere merce della stravagante trattativa non ci sta. Con l’appoggio morale di Norton, il cassiere del padre, di Clarina, la sua cameriera, e affiancata dal fedele Edoardo, l’amato bene, il fidanzato tenuto segreto perché non sufficientemente ricco da poter ambire alla fanciulla, Fannì minaccia Slook di cavargli i brutti occhiacci con quella stessa mano ch’egli pretende. Ha creduto veramente quel sempliciotto americano che “le sposein Europa sieno manifatture da negozio”? “E in parte non s’inganna…” commenta Norton, come a ricordarci, se già il testo della cambiale non ci avesse messo in allarme, che fuori di finzione, pur in altra epoca simili funesti accordi e donne mercanteggiate come fossero oggetti sono purtroppo ancora di dolorosa attualità. Lo stesso Slook in realtà, appreso che Fannì è innamorata di Edoardo, pare meravigliato del comportamento dell’amico e, attento forse più a salvare le care pupille che non la sposa, esclama “Ma che paese è questo? Anche i padri che sforzano le figlie!” Cede dunque (al)la mercanzia e gira la cambiale al giovane, trovando poi con Mill efficaci argomentazioni –mercantili– sul suo venir meno all’impegno:
Vostra figlia è un capitale
e sforzato e ipotecato…
Io potevo protestarvi,
e alla borsa danneggiarvi:
ho scoperto un acquirente;
ed io senza perder niente,
ho girata la cambiale,
e ceduto il capitale,
che fruttare in capo a un anno
un nipote vi farà.
Nel 1810, anno del battesimo al Teatro di San Moisè di Venezia della Cambiale di matrimonio, prima farsa del diciottenne Gioachino Rossini (1792-1868), la motivazione per ribellarsi ai matrimoni combinati poteva essere già tutta romantica. È Clarina che lo afferma: “Allor che s’ama di vero affetto, sempre si brama il caro oggetto, ei sol può renderci contento il cor.” E che l’amore avrebbe trionfato, in fondo, lo si intuisce da subito, sin da quel duettino che Fannì e Edoardo intonano quando ancora ignari della transazione. “Tornami a dir che m’ami… Sarò qual più mi brami… E sarai mia!” è una delle pagine più intense e vocalmente brillanti della farsa. Lo scarso entusiasmo con il quale fu accolta La cambiale alla sua prima stagione non ne inficia la riuscita: è un capolavoro. Merito anche di Gaetano Rossi (1774-1855), il “parolaio” (così si definiva) appassionato di soggetti letterari romantici che dall’omonimo dramma di Camillo Federici ha saputo trarre un libretto drammaturgicamente riuscito, di fulminante comicità. Insieme con la musica di Rossini concorrono felicemente a quella velocità che il genere comico, e la farsa in particolare, richiedeva. “Piccola opera” in un unico atto (Cambiale conta in tutto otto numeri dopo la Sinfonia -Introduzione, Duetto Edoardo-Fannì, Aria Slook, Terzetto Slook-Fannì-Edoardo, Aria Clarina, Duetto Mill-Slook, Aria Fannì, Finale), il genere della farsa costringeva a ritmi drammatici resi particolarmente serrati dal susseguirsi di equivoci, colpi di scena e improvvise derive di taglio sentimentale. La velocità in realtà denotò anche la stessa composizione della Cambiale di matrimonio. Nel 1810, l’impresario Cera del Teatro San Moisé aveva previsto l’allestimento di cinque farse, i piani furono sconvolti dall’improvviso venire meno di un compositore. C’era bisogno di trovare in pochi giorni un rimpiazzo. Il marito della soprano Rosa Morandi, prima donna scritturata per quella stagione al San Moisé, raccomandò il giovanissimo compositore Gioachino Rossini. Giovanissimo, ma in piena confidenza con il teatro operistico, il suo linguaggio e le sue convenzioni, per nascita (la madre di Rossini era stata una discreta cantante), formazione (al Liceo musicale di Bologna) e frequentazione (da anni partecipava alle recite operistiche come maestro al cembalo). Basti osservare la caratterizzazione di Slook e Mill, entrambi bassi e del tipo cosiddetto “buffo”, ma differenziati vocalmente nelle peculiarità delle loro diverse personalità.
La cambiale di matrimonio segna l’esordio ufficiale di Rossini sulle scene operistiche (la prima opera Demetrio e Polibio, ultimata nel 1808, sarà allestita pubblicamente soltanto in seguito); rivela gli importanti debiti del compositore nei confronti dei classici (Mozart tra gli altri) e della tradizione del bel canto italiano, e prefigura già le brillanti, rapide soluzioni drammaturgico-musicali che avrebbero caratterizzato le sue opere successive rendendolo l’operista italiano di maggior successo nel primo Ottocento europeo.
Daniela Macchione
(docente di Storia della Musica – Conservatorio di Musica “Alfredo Casella” dell’Aquila)