Struttura dell’apparato psichico

E’ in “L’eredità e l’eziologia della nevrosi”, nel 1896, che S. Freud parla per la prima volta di Psicoanalisi per descrivere un metodo di cura di diversi disturbi psichici, ma anch una modalità osservativa e una conoscenza profonda dei fenomeni esistenziali, che include una profondità del sentire e del pensare e che, attraverso l’analisi dell’evidente, rivela i significati più segreti dell’esser-ci. L’esistenza dell’inconscio, Unbewusstein, nel pensiero di S. Freud, rimanda a quella parte della mente in cui nascono i sogni, mente interiore estranea all’Io, alla Coscienza, che persegue percorsi logici propri, ove ha vita il regno del Principio del Piacere. Esso non è più considerato da S. Freud, come nella filosofia a lui precedente o contemporanea, il luogo di una mente puramente istintuale e biologica, ma mondo dotato di senso e quindi campo di significazione, con Enzo Funari, parla alla coscienza in modalità simbolica, includendo così necessariamente una capacità analitica di interpretazione. Attraverso l’Analisi il soggetto,così, si riappropria, attraverso l’interpretazione dell’Analista, man mano di parti del significato insconscio del suo pensare ed agire,e quindi il senso profondo di essi,ritrova nel rimemorare nel tranfert parti di sé dimenticate o ignorate,emozioni poste in ombra, in una parola scopre lo stupore di esser-ci. Il fascino dell’analisi,infatti, è quello di una antica cisterna su cui, affacciandosi, si può ammirare il mondo nel suo senso capovolto, il luogo dove vivono gli uccelli, è lo stupore della luna, quando mormorano i fiori, con G.Bachelard. L’inconscio include il nostro primo essere al mondo e mantiene quel modo primo di vedere il mondo e sé, e di sopravvivere: esso è, infatti, il luogo del sempre-presente (Il tempo è qui sconosciuto), è, dunque, la nostra infanzia perenne. E’ il luogo del processo primario di pensiero: include ciò che dà gioia, esclude, inviandole in un muto altrove, le immagini e l’archè del dolore. Tale movimento è chiamato da S. Freud proiezione, ed è rafforzato da un movimento ad esso parallelo nell’Io, il movimento della rimozione. Tale movimento fa dell’Inconscio, luogo della nostra vita istintuale, quella delle origini, il luogo in cui l’Io ripone i pensieri impensabili, i pensieri sensazioni o il ricordo di eventi dolorosi per dimenticarli o negarli. Li ripone come capi di altri tempi, in attesa di una stagione, che gli sia cara, e di un Altro con cui renderli pensabili. Ma ciò che è stato posto nell’inconscio, per preservare la serenità dell’Io, tende a trovare nuovamente posto nella coscienza, di qui nasce il conflitto tra le due istanze e quindi il soggetto sperimenta una condizione di ansia, come soffio di vento sul lago della mente… L’apparato psichico non è dato dalle origini della vita, ma si forma poco a poco nella dinamica tra la sua propensione ad essere e la relazione con la madre-sogno. L’Es stesso è immerso infatti, inizialmente, nella gioia del conoscere un mondo con cui è confuso, un Altro “…conosciuto, ma non ancora pensato…”, in C. Bollas. L’intero apparato psichico nasce dall’energia dell’Es ( Inconscio), unica Istanza psichica delle origini, prima che il bambino conosca il mondo come esterno a sé e scopra in tutto il suo stupore di non essere più lui stesso tutto il mondo. Al tramonto dell’onnipotenza nasce l’Io come istanza soccorritrice dell’Es, perché non si disperi del legame infranto, di un per-sempre tradito, ogni volta in cui al suo pensiero non appare l’Altro. E’ grazie all’Io che consola il dolore, che l’Es apprende a sognare e ad attendere il ritorno.

L’Io è la Coscienza conoscitiva, una parte dell’Es, nel pensiero di S.Freud, diviene Io, per trovare un reale felice in cui l’Es possa abitare, esplora il mondo perché i desideri del piccolo Es trovino modo e risposta. E’ il ponte tra il soggetto e l’Universo, luogo del pensiero secondario, basato sull’esperire (secondario in quanto successivo al pensiero dell’Es, basato sulla pulsione e desiderio d’oggetto), e il principio di realtà (sconosciuto all’Es). L’Io, riconoscendo a malincuore di appartenere al mondo e non più alla “Cosa” originaria(Madre dei sogni), configura nuovi modi per raggiungere l’oggetto amato, nella coscienza, via via più chiara, di averlo perduto una prima volta quando lo percepì come esterno a sé. La prima perdita dell’oggetto (La Madre), infatti, avvenne nella psiche nel percepirlo come oggetto intero e non più parziale ( M. Klein), ovvero come altro da sé, a sé slegato e dunque perduto. L’Io, che nasce per ritrovarlo nel mondo e ricongiungere l’Es a lui, trova una prima forma di riunione offrendo se stesso ad una riunione onirica con l’Oggetto, identificazione primaria, ingerendolo smisuratamente e divenendo immaginariamente, così l’Oggetto stesso ( F. Russo). Essere l’Oggetto è una prima forma, per l’Io, di restituirlo all’Es e quindi poter attendere di farne il lutto. Inoltre cercherà il suo nome e la sua presenza, ne rintraccerà la fragranza ponendo l’Es nella capacità di attendere un ritorno attraverso la capacità di dilazionare la carica pulsionale, ovvero attendere e sognare. Ciò permetterà all’Es di immaginare prima l’oggetto avuto e perduto, come in sogno, e poi nominarlo per evocarlo e, attraverso la sua voce intessere un canto di richiamo o rievocazione per, infine, ricongiungersi ad esso. Poiché lei giunge al suo richiamo,la madre, egli è certo di averla creata lui stesso, e con lei il mondo intero è sua creatura. Di qui la fiducia primaria nel mondo, essendo la realtà, dunque, un suo progetto. Lo spazio tra sé e la madre è definito transizionale e il luogo dell’incontro tra le labbra ed il seno, nelle stagioni del latte, dà vita successivamente a tale luogo transizionale, luogo del legame più intimo, dove può nascere il gioco, attività attraverso cui il piccolo Io conosce il mondo estendendo ad esso il suo primo amore, ed elabora il dolore. Il gioco aggiunge al principio di realtà lo spazio del “possibile”, del”come” zona tra il reale e il fantastico, area creativa dove nasce l’arte come azione sublimatoria, ovvero formulazione in forma artistica dell’essere del dolore e l’amore. Introiettato, diviene il luogo del dialogo interiore tra sé e sé, spazio interiore per rimemorare, riflettere, amare. Quando il bambino gioca ritrova la madre delle origini e ripara ogni discontinuità, con l’Altro-da-Sé che include naturalmente quella con sé. A tal proposito è bene sottolineare che l’accordo tra il Super Io e l’Io è la base della continuità essenziale, fonda il valore, nel senso che trasforma il Bene in Giusto.

Nome spettacolo
  1. avatar Dott.ssa Maria Rita Ferrisays:

    Psicoterapeuta Psicoanalitico
    Formazione Psicoanalitica post Lauream
    “Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”