Il sé gruppale è come il cuore, il nucleo centrale da cui si irradia la fenomenologia familiare, per cui ogni interazione al suo interno ha la sua radice nel Sé, nella tipologia del Sé familiare. Il mondo psichico di ogni famiglia ha uno specifico Sé, che si struttura lungo l’arco di piu generazioni. La capacità di differenziazione dei membri nasce dalla qualità e dalle caratteristiche del Sé familiare. Per differenziazione si intende la possibilità per il soggetto di percepire la separatezza dall’oggetto e di percepirsi come essere identico a se stesso. Tale processo genera un’immagine del Sè individuale distinta dall’ambiente, i cui confini sono investiti libidicamente e che acquisisce nel tempo carattere di stabilità. Così l’immagine che il soggetto ha di Sè, legata alle dinamiche costruttive della propria identità, come definita e staccata dalla gruppalità psichica e intersoggettiva cui appartiene, rappresenta un punto nodale dei processi integrativi del Sè . Dalla fusione originaria nel ventre materno si giunge, attraverso I’evoluzione dei processi maturativi, allo sviluppo di un Sè sempre piu individuato e differenziato. La psiche della madre nella gravidanza perde in parte i confini del proprio Sé individuale per aprirsi e accogliere una nuova vita. Quindi il bambino non ha inizialmente un sé concluso: il tempo delle origini è collocato nella cosmicità dell’appartenenza. Winnicott definisce stato di inintegrazione la possibilità che il Sè individuale possa tornare a sperimentare e attraversare livelli precedenti di integrazione per poter avere accesso a piani di vita più profondi (es.: umorismo, arte, poesia, comprendere l’altro intimamente, comprendere dentro il significato letterale le cose). Tutto ciò ò reso possibile dalla tollerabilità psichica degli stati di inintegrazione, cioè della perdita momentanea di integrazione raggiunta nel Sè per riuscire ad aprire le maglie psichiche e far posto all’Alterità nel proprio mondo interno, come avviene nell’innamoramento. La psiche materna, per poter accogliere e generare una nuova vita, deve poter avere accesso ai movimenti regressivi che si congiungono alla “inintegrazione” del Sé del bambino. Ciò è reso possibile, naturalmente, solo dopo aver raggiunto un buon livello di integrazione, e quindi di differenziazione psichica. Solo una struttura ben integrata di personalità ha caratteristiche tali di flessibilità da permettere una regressione creativa in alcune aree del Sé in cui “diffondere” i confini per poter far contatto con il mondo interno dell’Altro. L’integrazione non raggiunta mantiene il Sé a livelli di “inintegrazione” stabile che producono movimenti caratterizzati dal fondersi con il Sé dell’Altro più che il suo accoglimento nei propri spazi psichici. La diade madre-bambino vive inizialmente una condizione di fusione psichica, che si estende oltre la nascita, quando il bambino è fisicamente separato ma non lo è ancora psicologicamente. Nella relazione con la madre che assicura la continuità dell’appartenenza attraverso i sentimenti e i gesti della cura, basati sulla costanza degli investimenti libidici sul bambino e la capacità di identificazione introiettiva, il bambino comincia a percepire l’”oggetto-madre” come altro da sé: il Sé della madre ripristina i precedenti livelli di integrazione e il Sé del bambino percepisce la propria. Il mondo della soggettività vive ora nella dimensione della separatezza dall’oggetto: nasce il desiderio e la nostalgia. L’angoscia di separazione (nella psiche del bambino come in quella della madre) troverà nell’Io della madre, e in seguito del bambino, il tentativo di lenire il dolore della perdita dell’oggetto nel ripristinare il legame fusionale pacificante attraverso I’abbraccio sia fisico che mentale: il pensare l’altro (pensiero affettivo), i gesti, la relazione. Quindi la relazione d’oggetto nasce dalla elaborazione di un lutto.
Una buona relazione affettiva lenisce i luttuosi sentimenti di perdita ponendosi così come “luogo” della nascita psicologica del Sé. Le capacità più mature di relazione hanno radici nella tollerabilità dell’angoscia di separazione e nella avvenuta elaborazione del lutto originario. Una buona capacità di entrare in relazione nasce quindi dalla possibilità di sentirsi separati. Il percepire I’altro come separato permette al soggetto il sogno e il desiderio dell’oggetto, la possibilità di accoglierlo, comprenderlo, ricongiungersi ad esso, senza che ne sia travolta la propria identità. La capacità di stabilire relazioni d’oggetto è data quindi dal raggiungimento di un buon livello di differenziazione del Sé. Un disturbo generalizzato nell’area delle relazioni d’oggetto indica uno scarso livello di differenziazione del Sè: maggiore sarà il livello di differenziazione raggiunto più ricca e flessibile sarà la capacità relazionale del soggetto, di contenimento psichico dei dolorosi sentimenti di separatezza e quindi più alta e stabile sarà la forza-capacità di investimento oggettuale. L’Altro sarà così percepito come “Non-Me”, come soggettivitàaltra. Il soggetto può quindi amarlo, investire la propria energia libidica su di lui. Quando il processo di differenziazione è difettuale l’Altro è percepito come una parte del proprio Sé, come I’immagine idealizzata di ciò che si sarebbe voluti essere, o, al contrario, I’immagine degli aspetti temuti e rifiutati di sè. Sia gli aspetti narcisistici (percepire I’Altro come un’estensione del proprio Sè) che quelli oggettuali (percepire I’Altro come “oggetto” separato da sé) sono presenti in ogni relazione d’oggetto: la quantità di tali aspetti ne definisce la natura, la forma, la eventuale patogeneticità. Le capacità di investimento oggettuale sono legate ai destini dei processi di individuazione differenziazione del Sé, a loro volta orientati dalla profondità dei processi dell’appartenenza, lenitivi dell’angoscia di separazione e quindi fondanti il Sé. Il Sé dell’individuo, attraverso i processi dell’appartenenza, può interiorizzare I’oggetto d’amore primario e il legame con esso, riesce quindi a differenziarsi separandosi psicologicamente, ad amare e fondare una propria famiglia. La radice etimologica della parola separazione proviene da se-parare che deriva da parere con il significato di venire al mondo. Separarsi vuol quindi dire nascere. M. Bowen sviluppa un’importante teoria relativa ai nuclei di indifferenziazione del Sé individuale e familiare… Egli ritiene che la probabilità presente per i membri, in una famiglia, di divenire individui differenziati dipende dal livello di differenziazione esistente nel Sé familiare. Bowen ipotizza I’esistenza di una massa indifferenziata del Sé familiare che è alla base della velocità del passaggio delle emozioni e quindi del livello di “coinvolgimento emotivo” nel sistema familiare. Quanto più veloce (a seconda naturalmente del livello di differenziazione di base) si trasmetterà nei sottosistemi la tensione emotiva, tanto minore sarà il livello di differenziazione del Sé familiare. Egli parla di un nucleo conglomerato emotivo centrale, che via via tocca i membri e le relazioni che si basano su una scarsa differenziazione nascono e si alimentano da questo “contagio”. In condizione di bassa tensione emotiva la struttura triangolare di coinvolgimento è silente, permanendo un’area di coinvolgimento in una diade del sistema (ad es. madre-figlio ) e di non coinvolgimento nelle transazioni. Nel momento in cui però aumenta la tensione nella diade si sviluppa un movimento emotivo che tende a coinvolgere sempre più elementi. Se ad esempio nel Sé scarsamente differenziato di uno dei partner della coppia è presente una conflittualità, I’incapacità di contenimento della sofferenza esita nella proiezione dei penosi sentimenti nell’area della relazione coniugale dove la tensione viene trasferita. Se il Sé del partner è anch’esso scarsamente differenziato non potrà svolgere una funzione di contenimento delle angosce dell’ Altro e svilupperà un coinvolgimento elevato, potrà quindi rispondere su un piano interattivo altamente conflittuale, sviluppando sul piano della intersoggettività una particolare forma di collisione definita in psicologia relazionale escalation simmetrica caratterizzata dall’assenza di soluzione di continuità e dall’impossibilità per il Sé di ognuno di accogliere la definizione della relazione espressa dall’Altro.
Psicoterapeuta Psicoanalitico
Formazione Psicoanalitica post Lauream
“Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”