Note psicoanalitiche su fenomeni di fobia collettiva relative al coronavirus

Se l’Istinto di Vita e l’Istinto di Morte, nel pensiero di Melanie Klein, sono alla base della vita psichica nel suo formarsi, seguiremo brevemente i loro destini per comprendere alcune forme collettive di eccesso emotivo come le fobie relative a diffusioni endemiche di virus. Ognuno di tali Istinti tende originariamente a legarsi alle esperienze del piccolo Io di dispiacere (Istinto di Morte) o piacere (Istinto di vita), formulando immagini interne buone o cattive degli oggetti nel mondo. Si forma così, nella piccola mente, la certezza che “oggetti cattivi” popolino il mondo, pronti a dar dolore o a colpire l’Io, quali rappresentanti dell’Istinto di Morte, da tenere lontano da sé, e “oggetti buoni” da avvicinare, fare propri e in cui trovare riparo e salvezza, rappresentanti nel mondo dell’Istinto di Vita. La prima fase della vita psichica, propria dei momenti più arcaici della mente, viene definita da M. Klein come “schizo-paranoide”. In tale fase, appunto, l’Io opera tale distinzione primaria all’esterno tra “oggetti buoni”, fonte d’amore, piacere e protezione, e “oggetti cattivi”, ostili e ciecamente pericolosi per il Sé. Tale differenza ha un’immagine speculare nel Sé, che distingue e separa ( “schizo”) definitivamente le pulsioni aggressive dalle pulsioni d’amore. Le pulsioni aggressive saranno proiettate all’esterno, sull’Altro estraneo, perché sperimentate come pericolose, che diviene così l’”oggetto cattivo” che aumenta, con la proiezione, la sua malignità percepita dal Sé. Altrettanto avviene per le pulsioni d’amore, che si legheranno all’oggetto buono rendendolo sempre più degno d’amore ed ideale. Va sottolineato che fonte massima di dispiacere non è solo la presenza di un oggetto violento, quanto la mancanza del “buon oggetto”, l’assenza dell’oggetto materno che protegga e ponga in salvo il Sé da ogni aggressione dei “cattivi oggetti”. Ogni assenza della madre è raffigurabile attraverso un troppo di presenza o prossimità di un “cattivo oggetto” che quindi non sempre è un vero oggetto concreto e reale, ma è la raffigurazione di un vuoto d’amore. La posizione è chiamata dalla psicoanalista “paranoica” per via che dall’espulsione del “cattivo oggetto” ne sussegue il timore-certezza del suo ritorno ostile nei gesti e nelle intenzioni. Nella posizione successiva, più evoluta e quindi di maggiore maturità dell’Io (“depressiva”) si ha all’interno della psiche l’ “impasto pulsionale” tra aggressività e capacità di amare, ovvero tra Istinto di Morte e Istinto di Vita, e così anche all’esterno: negli “oggetti” del mondo, nell’Altro, è possibile per l’Io rinvenire aspetti buoni e cattivi che si integrino e modulino fino a dare un’immagine di lui più complessa. E’ tale processo che si pone alla base dell’acquisizione del senso di realtà e della benevolenza verso il mondo, la capacità di un pensiero oggettivo e la fine del timore di ogni minaccia irrazionale dall’esterno, la capacità di empatia e dialogo con l’Altro. La seconda posizione, pur non determinando il superamento in senso definitivo della prima, caratterizzata dalla scissione dell’Io e dell’oggetto e dall’angoscia paranoide, concentra l’attenzione dell’Io sulla percezione di possedere anche in sé sentimenti aggressivi, legati all’assenza di esperienze gratificanti e ad una spinta mordace verso il mondo. Il riconoscimento di una aggressività propria è resa possibile dall’introiezione del “buon oggetto” e, di conseguenza da una diminuzione di proiezione dei “cattivi oggetti”nel mondo, porta alla percezione di un “buon “ ambiente, maggiore stabilità dell’Io e sue pulsioni, la capacità di sognare nella certezza della distinzione tra fantasia e realtà.

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  1. avatar Dott.ssa Maria Rita Ferrisays:

    Psicoterapeuta Psicoanalitico
    Formazione Psicoanalitica post Lauream
    “Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”