Il fascino dell’amore è nel sentimento di trovare nell’oggetto amato il primo oggetto d’amore, la promessa, con esso, di essere senza fine, come in un’infanzia felice, riannodare in lui i legami perduti con gli oggetti interni, ripararli ed averne cura. L’Altro ha il dono di mettere il soggetto in contatto con il proprio mondo emotivo, con le emozioni più intime, più antiche; aver cura dell’Altro è, inoltre, nella vita inconscia, aver cura di sé, di quella parte di sé idealizzata ed infantile, posta tra le braccia di lui. L’Altro è chi scaccia la Todestrieb da ogni possibile ritorno. E’ sostanza fremente. E’ ciò che la luna culla nelle colline interiori. L’Altro è chi ci riconduce all’onnipotenza che permette ad ogni coppia di rendere fertile la terra. E’ nello sguardo dell’oggetto amato che il soggetto sa di avere un posto nel mondo. La vita con l’Altro è “un sogno di capanna” (con Gaston Bachelard). Il suo amore salva il soggetto dal non-senso del reale, con J. Lacan, poiché l’esistere per divenire essere necessita di un simbolo che lo congiunga al significato. La coppia, infatti, è la culla dei simboli, luogo in cui il significato trova conferma nel significante, nel suo assenso, nel suo esser-ci sostanziale. La coppia è sempre figlia della luna, ci riconduce al ritmo naturale della luce, ma introduce una dimensione notturna, di intimità, ad ogni gesto della veglia. E’ lampada nella notte, è perla fra le acque, benedice l’individualità e la estende fino a poter sensualmente toccare l’essenza del mondo. L’amore nella coppia è rendere familiare l’estraneo e rivestirlo di malia. E’ il caldo dell’autunno percepibile in ogni stagione. L’Altro è, per P.Neruda, la “terra di baci e di vulcani” e per tutti noi la certezza che “gli uccelli dei sogni non muoiono”, con G. Bachelard. Essere in coppia è vivere, infatti, in un bosco, dove l’Altro è questo grande cielo verde che ci avvolge in silenzio. Mille voci in un gesto e l’indimenticabilità della voce dell’amato formano la tessitura del giorno. L’amore è un ramage trasparente che si situa tra due soggetti e li sostiene nel mondo. Essere, nella coppia, è nascere di nuovo e riparare ogni antica ferita, quando il primo oggetto si allontanò e ne scoprimmo la distanza. E’ il silente ritrovarlo. Innamorarsi è, dunque, un sogno liberty, luce di lampada nel cuore, ritrovare il caldo buono della terra ed il mormorio del fiore. Sentendosi già sorgente di sé, avere l’Altro è ritrovare il Sé perduto, nel tempo dell’antica perdita della Cosa, amata e sognata in un primo cielo, quando vivere era vivere nel volto della madre. Da allora vivemmo un sogno di ricongiungimento cui l’amore per l’Altro dona risposta e sostanza. E’ apertura di antiche tele, in cui tornano i valzer di altri secoli ad unirsi al nostro primo incedere. Prende le luci d’ambra di un tango notturno e di una casa che desidera ricevere il cielo. L’essere-con-l’altro amato è tornare ad essere, ricongiungere l’esistere ed il senso, trascendere d’emblée ogni possibile immanenza d’essere. Amare l’Altro è accedere alla rêverie più antica, quella del diamante.Amare, infatti, richiede il coraggio del volo e di avere nella mente una poetica del volo. Nell’amore ricambiato trova sosta la ricerca di rêverie, prende vita la casa natale. Custodire come il bene più prezioso l’estraneità dell’Altro rende possibile il desiderio del fuoco. Amarne la distanza, il silenzio, le orme, congiungersi silenziosamente ai suoi segni, intimamente, è ritrovare lo stupore dell’essere, coltivarlo con la cura di fiori mai recisi. Il pensiero segreto dell’amato è bene resti celato, che nulla lo turbi, che si mantenga nel desiderio della sua mente e, a volte giunga, con un gesto, ad intrecciare di luce i nostri sogni. E’ come una gemma nella terra, rispettare il suo pensiero è camminare su un mondo che contiene diamanti. Amare, dunque, il “fruscio d’essere” (con E. Lévinas) dell’Altro è amarlo più intimamente. Nelle nostre solitudini di un tempo lo sognammo così, nel generare una stella. Il silenzio dell’amato è un sogno, in esso volano fenici lucenti e rondini nell’alba. Se “il fiore è nella mandorla” possiamo certo dire che l’amour è un vapore sensibile che unisce in un intreccio onirico due sconosciuti nel momento in cui si estende il loro essere di sole. Una pioggia onirica viaggia come una coltre sugli oggetti perduti che sempre sognano l’abbraccio. E l’abbraccio sempre invita al volo. L’area della coppia è dove sosta l’immensità dove il vento e la pioggia diventano una benedizione cosmica. Se la peonia di Jean Laroche non fosse abbastanza rossa da offrire riparo ad ogni natura di rosa (con P. Neruda), essa assicura sogni leggeri a chi vuol perdersi au fond de la rue, fino a giungere a piedi nel mare. Integrarsi con l’Altro è sempre un integrarsi con la notte. Ed amare è unire la forma terrosa dei metalli alla centralità di una prima volta, al fuoco in cui si fonde il ferro con le stelle. E’ forgiare vasi d’edera per i giardini dei fauni, dove attendere il giorno. Amare è dunque tessere il tempo dei baci. Gli innamorati vivono, infatti, nella parte più alta della casa, dove gli abbracci sono abbracci di cielo, nelle soffitte che celano e innalzano. Conoscono gli alberi che amano il vento, i loro passi hanno la voce delle fronde. Le dita sono foglie intrecciate. Per loro ogni calice è una dimora, con J. Laroche. Mai soli al mondo fanno di ogni incontro un poema. Hanno il dono di far fiorire le stagioni e che la casa sognata abbia un albero su cui porsi. Hanno dimora in ogni angolo di riparo e, per chi ama, la pioggia diviene un plateau de sens. Un canto d’opera prende forma nel rendez- vous ed il legame tende a risvegliare les mots dal loro sonno naturale. Un risveglio sognante li accompagna in ogni gesto. Gli innamorati abitano le rêveries dei falciatori di prati, di coloro che danno misura al crescere indistinto, al gesto cosmico che fa spazio, nel prato, alle stelle. E l’amore, dunque, è certo incantare l’Altro con uno sguardo antico.
Psicoterapeuta Psicoanalitico
Formazione Psicoanalitica post Lauream
“Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”