Un bacio non avviene mai lontano dal cielo. Ritrovare un ricordo e renderlo vivo è baciare il respiro dell’Altro. Per questo un bacio è sempre un primo bacio. Non ha memoria, ma ha il sapore di un ritrovamento. Turchese come fiori e onirico. E’ bacio d’acqua e di rugiada. Baciare è entrare nella notte dell’Altro. L’Io, infatti, non conosce che baci notturni. E’ avere dimora in un calice. E poiché rimanda all’ atto cosmico di bere da una fonte è vero che ci si bacia solo au claire de lune. Pertanto possiamo dire che un bacio è sempre nella luce di maggio.
Ogni bacio ha il candore del lino, ha il sapore della mandorla ed ha un suo segreto: è sempre tornare sui tetti, come bambini, a baciare il sole. Baciare è tornare a dimorare in aprile, nello svelamento di sé. Il bacio è sempre un bacio segreto, è condividere un destino di volo. Ogni bacio, dunque, avviene in un’ombra verde, accanto alle acque dove cresce la viola. Un bacio è il ritrovamento, la creazione di un simbolo, o meglio, è l’apertura del simbolo al reale: il realismo dell’Io vacilla ad ogni bacio fremente. Baciare è trovare una congiuntura perfetta con il sogno-di-unaltro, e dare ad essa una forma da amare, esso, infatti, fa di ogni incontro una rêverie. E’ ricamo di salici dolcemente chiusi al mondo, al loro interno gli amanti parlano. Baci e parole sono il loro pane. Baci e fiori la loro dimora. Gli amanti sanno che il mondo veglia sui loro sogni e che solo loro hanno il potere di rinnovare le stagioni. Il tempo dei baci è un tempo assoluto, ogni dinamismo si ferma, stupito. Il bacio ci fa appartenere intimamente alla terra dell’Altro. La dialettica è muta davanti al bacio, davanti al mormorio di corolle dischiuse. In ogni bacio il fuori scompare nella scoperta dell’essere intimi. Il bacio è sempre tra poeti. E gli amanti hanno gesti felici che solo il fruscio del torrente conosce come rêverie dell’incontro. Ogni bacio è rubato all’essere della terra e parla di sostanze aeree, in un’alchimia preziosa unisce il grano al fiore. E’unione di elementi amati profondamente dall’Io, ritrovamento di antichi oggetti perduti ed ora ravvivati in una rêverie di baci. Tale rêverie ripara i tagli delle Attese di Fontana e dà vita alle Delocazioni di G. Parmiggiani, dove l’assenza dell’oggetto è luogo di poesia, dolente perché nessuno lo baciò. Baciare l’Altro è scoprire di avere un’infanzia felice, annidata in cima ai pensieri o al fondo del primo bosco amato. Invisibile al mondo è il bacio sussurrato, bacio di parole, o mani che baciano costruiscono nidi nascosti, ove gli amanti ripongono l’oggetto amato e i suoi profumi. Invisibile al mondo il bacio rende reale una rêverie: quella della riparazione di ogni legame strappato o infranto nell’infanzia. E’ affermazione di un per-sempre, ritorno di un legame antico. Ogni dono deludente scorto nel primo sguardo del grande-Altro viene guarito dal bacio furtivo ed immenso del nuovo amante. Ogni bacio, per questo, avviene al centro della terra, solo lì la malia del fuoco costruisce nidi felici.
Ogni bacio ha vita sua propria e prende l’Io per mano e lo conduce fra campi e stelle, nel segreto rifugio della capinera. Canto silente d’amore, esso accoglie gli amanti nelle rêveries dei campi e alla soglia di un poema mai scritto. Apre la mente alle immagini delle intimità ritrovate, alla dolcezza del mandorlo. Il bacio, dunque, situa gli amanti nella casa onirica, all’ origine di ogni rêverie, sulle rive di un fiume. Nel bacio gli amanti offrono un nido all’universo intero. Se il desiderio d’oggetto è desiderio di mondo, è solo nel bacio che l’Io scorge ed ama l’alba dell’Altro.
Ogni bacio è un primo stupore, forma tangibile di una prima trascendenza d’essere. Ma è anche avventura tra i boschi. Vi sono poi baci nel vento che rendono il viaggiare un unico verso immanente e infinito. Ci si bacia sempre in una soffitta, dove abita il cielo, cullando uccelli addormentati, con P. Neruda. Vi sono baci che fanno rivivere l’ispirazione di un poeta Gli amanti vivono nel vento, nè potranno rinchiudersi se non per baciarsi ancora, come la violetta e la roccia. Ritrovare il canto, candore sparso di stoffe tra i campi è il miracolo di ogni bacio.
Nel bacio il grande e il piccolo si invertono e si può dimorare in un fiore. Le labbra cercano la notte e, cercandola, si estendono in essa. Smarrirsi nei baci è l’inizio di un poema. Non esistono baci perduti, perché ognuno di essi è un ritrovamento marino delle origini, quindi un accrescimento di rêverie e dissolvimento di lutti. Le case perdute tornano a trovarci ancora in un’avventura da amare. Nel bacio la prossimità, dunque, è tale che, con P. Neruda, possiamo dire: “…così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.”
Psicoterapeuta Psicoanalitico
Formazione Psicoanalitica post Lauream
“Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”