I volti del mito familiare II

La soggettività narcisisticamente rivolta estenderà sull’Altro, nella fase dell’innamoramento, la luminosità dell’Ideale dell’Io, ma nella fase della disillusione si ritrarrà da lui in una nuova chiusura narcisistica. Gli aspetti di realtà del partner non potranno infatti essere accolti in quanto vissute come dolorose e inaccettabili ferite narcisistiche al sogno grandioso del Sé. Il mito individuale, come quello familiare, fonda quindi l’immagine di Sé, ma quando l’appartenenza diviene legge esso non offre più respiro al desiderio e, irrigidendosi, cattura il libero sogno del soggetto. Se il dolore del separarsi non trova contenimento nella certezza del legame, ed ogni nascita psichica è negata, il mondo soggettivo può sentirsi come definito completamente dai ruoli raggiunti, dalle immagini mitiche con cui la psiche familiare lo ha avvolto e divenire dunque attore di un tracciato predisposto. La mancata differenziazione del Sé si lega inevitabilmente all’incerta differenziazione che permea l’anima familiare. L’identità psichica dell’individuo può dunque, a volte, essere contenuta in una compagine affettiva che non tollera mutamenti, ma la comprensione di tale repressione dell’essere talvolta si dischiude nella coscienza che sogna. I “Paesaggi interiori [che] abitano l’anima richiedono, per essere scorti, uno sguardo rivolto all’interno, che non sosti sull’apparenza dell’agire o della parola, ma si estenda sulla complessità dell’essere” (M.R.Ferri, Nevrosi e psicoanalisi, inedito, Rassegna Cinematografica: “Cinema e psichiatria”, Istituto Cinematografico, L’Aquila, Aprile 2002). Nelle pagine dei poeti vive il turbamento della psiche che si riflette in uno specchio non sincero dell’appartenenza. Uno dei personaggi di Luigi Pirandello, in La carriola, dà voce all’inquietudine del suo esistere pronunciando tali parole: “Spaventosamente d’un tratto mi s’impose la certezza, che l’uomo che stava davanti a quella porta, con la busta di cuojo sotto il braccio, l’uomo che abitava là in quella casa non ero io, non ero mai stato io. Conobbi d’un tratto d’esser stato sempre come assente da quella casa, dalla vita di quell’uomo, non solo, ma veramente e propriamente da ogni vita. Io non avevo mai vissuto; non ero mai stato nella vita; in una vita, intendo, che potessi riconoscer mia, da me voluta e sentita come mia. Anche il mio stesso corpo, la mia figura, quale adesso improvvisamente m’appariva, così vestita, così messa su, mi parve estranea a me; come se altri me l’avesse imposta e combinata, quella figura, per farmi muovere in una vita non mia…” (L.Pirandello, “La carriola”, in Candelora, a cura di S.Costa, Milano, Mondadori, 1943, p.150). Il familiare tra stabilità e trasformazioni Il familiare, entità emozionale aperta e in continua evoluzione, dialoga con il mondo mantenendo al proprio interno un equilibrio dinamico tra aspetti psichici maturi e di regressione, mediante l’articolazione del suo funzionamento tra fantasie inconsce gruppali e prova di realtà. Sul piano sintattico ciò si declina, a livello intersoggettivo, attraverso l’elaborazione di regole peculiari che abitano l’intersoggettività e che permettono la trasformazione del gruppo in consonanza alle forme che assume il desiderio nel tempo come universo emozionale in costante trasformazione. L’intreccio degli affetti di una famiglia è infatti sintatticamente strutturato su regole e ruoli che si sviluppano e si modificano nel tempo e che vedono l’anima gruppale danzare tra differenziazione e appartenenza. Il movimento evolutivo del familiare si realizza attraverso l’interazione di slanci e mondi apparentemente contrastanti: il familiare è terra della stabilità e del legame da cui nascono le rêveries del viaggio e della trasformazione. È nell’intreccio delle immagini del volo e del rifugio che il Sé familiare trova stabilità. Il familiare, regno del legame individualizzante, si muove secondo linee di un pensiero secondarizzato, nell’abbraccio che contiene la sofferenza ed il lutto presente in ogni movimento separativo. In una struttura familiare in cui gli assunti inconsci (legati agli aspetti di replica del mito e non alla sua valenza creativa) siano modulati da un saldo contatto con la realtà, vivrà il sogno solare che assicura distanze e legami e che fonda la soggettività. Il respiro psichico aprirà, nel differenziarsi, le maglie generazionali in nuovi disegni (A.M.Pandolfi, S.Taccani, “Capacità di cambiamento e indicatori di rischio nella clinica familiare”, Interazioni, n.3, 1993, pp. 29-44). L’analisi del familiare volge lo sguardo su due aspetti fondamentali: la continuità della compagine affettiva che si mantiene nel tempo (l’idea di famiglia nella psiche del soggetto ha destino di eternità) e la sua capacità di mutare forma, ossia di accogliere al suo interno i mutamenti che le consentono di sognare le trasformazioni dell’essere, rispondendo così alle esigenze psichiche che mutano costantemente (F.Cardinali, G.Guidi, Nonni e genitori: la possibilità di un incontro, Convegno del Consultorio familiare “La famiglia”, Jesi (Ancona), 15 maggio 1991). Proprio nell’ambito di tale duplice processo si forgia la personalità di ciascun individuo, attraverso la composizione, nella psiche, tra desideri regressivi e fusionali e spinte dell’anima verso la nascita psicologica in cui sognare l’oggetto- famiglia. In tale quadro dinamico si svilupperanno infatti movimenti psichici di integrazione e differenziazione di parti interne, di contenimento di spinte pulsionali e canalizzazione verso mete maturative, di elaborazione di confini psichici tra fantasia e realtà, confini che permetterano al soggetto un buon contatto con il mondo esterno e la possibilità di immergersi nel mondo delle immagini interne, luogo affettivo dove nasce la rêverie e la possibilità di sognare il mondo, sottraendo il soggetto dal mero adattamento al reale e aprendo la psiche alla dimensione delle scelte creative.

Esso [il genitore] è volto a riparare o, alternativamente, a negare nel figlio stesso, attraverso i gesti della cura, le ferite narcisistiche legate alla relazione con i suoi primi oggetti d’amore. La crisi adolescenziale interrompe l’illusione narcisistica del genitore di continuazione di sé nell’oggetto… Il riconoscimento dell’alterità nel proprio figlio… si basa sulla possibilità psichica, nella coppia fondatrice, di elaborare il lutto: contenere il dolore della perdita del buon oggetto infantile proiettato nel Sé del figlio, reintroiettare le parti del proprio Sé in esso collocate, modulare la sofferenza permettendone la mentalizzazione…. E’ nell’area del we go interiorizzato che questi [il genitore] protegge il legame e contiene la propria sofferenza, esitandone l’esplicitazione del riconoscimento del Sé dell’adolescente nelle sue trasformazioni. L’esistenza di una rêverie dell’ascolto definisce l’instaurarsi di una genitorialità matura, che offre spazi psichici, dove la dialettica ‘illusione-delusione’, che delinea il viaggio dell’adolescente possa congiungersi alla speranza. Il cammino nasce da uno strappo…” (M.R.Ferri, “Adolescenza: tempo di investimenti d’amore”, Impronte, n.3, 2001, pp 27-29). Roger L.Shapiro sottolinea come in tale fase del ciclo vitale della famiglia possano prender vita potenti movimenti regressivi nella psiche genitoriale, accanto all’attivazione di difese più evolute, come la rimozione, o di natura più arcaica come l’identificazione proiettiva e la proiezione, la negazione e scissione degli oggetti, su cui si edificano fantasie inconsce, operanti negli scambi intersoggettivi (Roger L.Shapiro: “Dinamiche familiari e teoria delle relazioni oggettuali: un approccio analitico gruppo-interpretativo alla terapia familiare”, in I fondamenti della terapia familiare basata sulle relazioni oggettuali, a cura di Jill Savege Scharff, 1999, Franco Angeli, Milano). Il suo pensiero circa la comprensione della dialettica dello psichismo familiare si riconduce alle ipotesi di W.R.Bion, partendo da un’attenta disamina del suo pensiero e dell’analisi delle dinamiche inconsce dei gruppi (W.R.Bion, Experiences in Groups and Other Papers, London, Tavistock, 1961; trad.it. Esperienze nei gruppi ed altri saggi, Roma, Armando, 1979). Le osservazioni di W.R.Bion sui piccoli gruppi e il loro funzionamento confluirono in un assetto teorico di chiara impostazione kleiniana, che fornisce un modello comprensivo sia delle funzioni e compiti del gruppo, inscritti nel registro della consapevolezza, che dell’individuazione di una corrente inconscia di motivazioni attiva nei singoli membri e da cui esita l’intersoggettività gruppale. La teoria proposta da W.R.Bion individua due differenti livelli di dinamiche intersoggettive, legati a due modalità di funzionamento psichico dell’apparato mentale del gruppo: un livello di “regressione” ed un livello di “maturità”. Essi richiamano esplicitamente le due “posizioni” kleiniane dell’Io di fronte all’oggetto e all’ angoscia: schizoparanoide e depressiva (M.Klein, “A contribution to the psychegenesis of manic-depressive states” International Journal of Psycho-Analysis, 16: 145-174, 1935; trad.it. “Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi”, in Scritti, Torino, Boringhieri, 1978). Nelle dinamiche di ogni gruppo, con particolare riferimento alle relazioni tra i membri e chi ha funzione di leader, possono essere prevalenti spinte psichiche regressive o mature, con il correlato livello di funzionamento psichico. Un funzionamento psichico più maturo indirizza il gruppo verso la realizzazione dei suoi obiettivi: le motivazioni consce centrate sul compito, in questo caso, saranno prevalenti, definendo l’insieme intersoggettivo come gruppo di lavoro. La maturità della psiche gruppale è testimoniata dal saldo senso di realtà e da comunicazioni chiare e coerenti fra i membri. Esistono altresì e più diffusamente, nota W.R.Bion, reti gruppali in cui le dinamiche intersoggettive sono guidate non più da considerazioni di realtà, ma da fantasie inconsce che animano la psiche dei membri. In questo caso la realizzazione del compito, il pensiero logico ed altre considerazioni di realtà quali il tempo vengono meno nel disegnare l’anima del gruppo, definita, al contrario, dalle spinte inconsce di ogni membro basate sul desiderio (assunti di base), secondo le linee di un funzionamento primario dell’apparato psichico gruppale e individuale. Roger L.Shapiro traspone nella lettura analitica del familiare le considerazioni teoriche di W.R.Bion sui gruppi, affermando che le fantasie inconsce, che offrono immagini ai fantasmi originaridi creazione e dissoluzione del legame, sono alla base di assunti inconsci, in particolare operanti nella psiche parentale: “Osserviamo comportamenti familiari ripetitivi che sembranooperare contro il cambiamento, lo sviluppo e l’individuazione del figlio, e inferiamo che gli assunti inconsci condivisi tra i membri della famiglia motivano ed organizzano questi comportamenti ripetitivi. Si ritiene che questi assunti inconsci derivino dall’esperienza evolutiva interiorizzata da entrambi i genitori nelle famiglie di origine …lo sviluppo dell’adolescente è ostacolato dagli assunti inconsci presenti nella famiglia avversi a questi cambiamenti. Gli assunti inconsci contrari al compito dell’individuazione dell’adolescente attivano angosce e difese nei membri della famiglia in risposta alle manifestazioni di individuazione. Si osservano allora nella famiglia aspetti di regressione e comportamenti sintomatici, spesso evidenti in modo più marcato nel membro adolescente” (Roger L.Shapiro: “Dinamiche familiari e teoria delle relazioni oggettuali: un approccio analitico gruppo-interpretativo alla terapia familiare”, in I fondamenti della terapia familiare basata sulle relazioni oggettuali, cit., pp.118-119). Gli eventi che richiedono trasformazioni interne al nido familiare, come le nuove nascite adolescenti, trovano sostegno nella terra salda del legame, che apre le sue braccia ad accogliere e far volare, ricerca nuovi gesti per accompagnare la rêverie degli affetti ed evoca il sogno del mito per lenire il dolore.

 

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  1. avatar Dott.ssa Maria Rita Ferrisays:

    Psicoterapeuta Psicoanalitico
    Formazione Psicoanalitica post Lauream
    “Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”