Famiglia interna ed esterna: dialettica tra immagini e realtà

FAMIGLIA ESTERNA: nucleo familiare reale, visibile, insieme intersoggettivo che ha come fine lo sviluppo dell’individuazione.
FAMIGLIA INTERNA: immagine interiorizzata che ogni membro della famiglia ha della famiglia stessa.

Non necessariamente le due famiglie coincidono.A seconda della fase evolutiva del ciclo vitale la struttura della famiglia cambia, cambiano le relazioni, le forme dell’appartenenza; cambiano anche gli spazi intersoggettivi. Anche il mondo dei sentimenti si articola e si arricchisce. In ogni famiglia vivono mille famiglie: nel mondo intrapsichico di ciascun membro nascono e si sviluppano nel tempo diverse immagini della famiglia interna che si modifica ma con tempi più lenti rispetto alla famiglia esterna. I due concetti di famiglia sono strettamente collegati, in un rapporto di reciprocità: la qualità delle re(azioni nella famiglia reale si rispecchia nella qualità dell’immagine interiorizzata; a loro volta sono i vissuti familiari che si rappresentano nella psiche dell’individuo a modulare la struttura relazionale: la famiglia interna modifica la famiglia esterna. L’immagine interiorizzata ò un’immagine sentimentale e pertanto ha carattere di particolare consistenza e stabilità:.ognuno lungo l’arco della vita mantiene un dialogo muto nel cuore con la propria famiglia interna. Essa può essere oggetto di un movimento di idealizzazione come meccanismo difensivo rispetto a vissuti di deprivazione rimossi. Nell’adolescenza, ad esempio, la coincidenza tra la famiglia esterna e la sua rappresentazione interna diminuisce notevolmente permettendo così lo svilupparsi di uno spazio transizionale di pensiero, dove il Sé adolescente può fondare le sue solitudini costitutive: la famiglia esterna potrà così essere libidicamente disinvestita in quanto l’investimento sarà prevalentemente rivolto e mantenuto verso la famiglia interiorizzata. Nel Sé parentale la famiglia interna comprende anche I’immagine interiorizzata della propria famiglia d’origine. I vissuti originari, nelle relazioni primarie, influiranno anche sul soggetto nelle sue possibilità di rappresentarsi ed investire libidicamente l’immagine e i processi di formazione di una nuova famiglia. Influiranno inoltre sulla rappresentazione interna di sé come genitore. Esperienze non elaborate di deprivazione affettiva nell’infanzia, ad esempio, esiteranno difensivamente una precoce e rigida idealizzazione della immagine interiorrizzata della famiglia di origine: tali processi idealizzanti possono rendere parziale la capacità di investimento libidico nella nuova famiglia da fondare. Se la psiche del soggetto non riesce ad integrare i vissuti frustranti con quelli gratificanti delle relazioni con i primi oggetti d’amore li manterrà inconsciamente scissi. Gli aspetti gratificanti (“buoni”) formeranno l’immagine interna idealizzata della famiglia di origine, proiettata poi sulla famiglia di origine esterna che verrà quindi percepita come “buona”. Gli aspetti frustranti (“cattivi”), al contrario, saranno proiettati sulla immagine della nuova famiglia fondata che verrà quindi percepita come insoddisfacente. Tali processi inconsci di scissione e proiezione saranno quindi alla base di un sostanziale mantenimento di investimento libidico del soggetto sulla famiglia di origine cui tenderà a tornare e del conseguente parziale investimento sul nuovo nucleo da cui tenderà a ritrarsi. In questo secondo caso nella psiche del soggetto permarranno stabilmente immagini di sé come appartenente alla generazione dei figli e difficile e non costante accesso avranno re immagini genitoriali dei Sé. Al contrario, l’elaborazione dei vissuti infantili di deprivazione permetteranno una più realistica percezione delle qualità della famiglia d’origine attraverso un mitigarsi sia della difesa idealizzante dell’oggetto familiare interiorizzato che dei processi di scissione e proiezione dei suoi aspetti sull’immagine delle due famiglie. L’elaborazione dei sentimenti di perdita dei primi oggetti d’amore permette di percepire la bontà dei nuovi. Lo spazio psichico tra la famiglia interna ed esterna ò il luogo di elaborazione dei lutti. Nell’adolescenza l’esistenza del “gap”, della non conciliabilità tra mondo familiare interno ed esterno permettere di sciogliere gli antichi legami ed elaborare i lutti delle aspettative dell’infanzia. La famiglia interna é un immagine sentimentale che lenisce il dolore e le frustrazioni provenienti dalle relazioni con la famiglia esterna, quindi sostiene il giovane Sé nel distacco. Se le esperienze deprivanti sono state maggiori quantitativamente e come intensità, di quelle gratificanti, il processo integrativo risulterà più complesso con conseguente ipertrofia dell’ immagine idealizzata della famiglia interna ed espulsione all’esterno dei “cattivi” oggetti familiari. Il distacco dalle origini risulterà inibito, il mondo esterno sarà temuto perché investito dare immagini persecutorie o deprivanti in esso proiettate. In questo caso il sé adolescente non può percepire la discrepanza tra la famiglia reale e quella interiorizzata, poiché non riesce a contenere e a modulare il dolore: può soltanto evitare la sofferenza proiettando l’immagine idealizzata sulla famiglia reale. Il Sé familiare rappresenta il centro psichico dal quale si irradia tutta la fenomenologia familiare. In esso si raggiunge un livello massimo di stabilità perché indica la consistenza e l’identità della famiglia. Rappresenta il nucleo fondamentale dell’”essere con”, il “luogo”psichico dell’origine dell’appartenenza,da cui nasce il sentimento familiare. Permette ai membri di percepirsi come un “unicuum” ed il riconoscimento reciproco del “legame”, struttura la sintassi (ruoli, alleanze, coalizioni , collocazione generazionale dei membri ecc.) e la semantica familiare (vissuti, sentimenti, aspettative, timori, miti, ecc.). Lo spazio del colpo familiare del sé è il contesto, l’habitat, il nido in cui si sviluppa: la casa assume simbolicamente l’immagine di ogni intimità possibile, sollecita sogni di protezione.

La famiglia è un sistema in cui avvengono mille variazioni in quanto gruppalità vitale: è in continuo sviluppo intorno agli obiettivi di fondo che Meltzer ha definito come: diffondere amore, contenere il dolore, generare speranza, promuovere il pensiero. Il percorso dell’individuazione del Sé si snoda lungo l’arco del ciclo vitale del sistema all’interno del mondo affettivo di relazioni primarie, nell’intrecciarsi dialettico delle due dinamiche interne: appartenenza e separazione. In una famiglia vivono mille famiglie: la struttura si scioglie e si riorganizza nelle diverse fasi dando vita a forme nuove dell’essere con, in consonanza al ciclo vitale del soggetto in evoluzione (figlio). Il processo dell’individuazione è legato alla possibilità nel soggetto di poter integrare le rappresentazioni delle forme familiari in cui ò vissuto, le diverse immagini del Sé e poter distinguere tra il proprio mondo interno e realtà. Il percorso appartenenza-differenziazione si snoda attraverso diversi momenti di transizione. Per permettere il passaggio da una fase all’altra (per far sì che i sentimenti trovino una percorribilità), il Sé familiare contiene il dolore insito in ogni movimento separativo. La sofferenza è in ogni separazione sia per chi permette il distacco intrapsichico, sia per chi si separa, ma sarà modulata e trasformata in forza ed esperienza creativa attraverso il riconoscimento della relazione di appartenenza ed il suo rafforzamento nelle nuove forme dell’essere con. Ogni passaggio è l’apertura verso l’individualizzazione. I sentimenti luttuosi sollecitati da ogni separazione (scioglimento dei legami perchè si ricompongano in forme più ampie) nascono dalla crisi dei precedenti equilibri relazionali e quindi affettivi. La complessità del passaggio trasformativo nasce dalla capacita del Sé familiare di pensare la relazione con l’oggetto e l’oggetto. Il pensiero nasce dalla distanza tra soggetto e oggetto. Essa viene colmata creativamente, nel soggetto, dai pensieri sull’Altro (oggetto) e per I’Altro e da sistemi simbolici che ristabiliscono il legame sul piano del pensiero. Se ad ogni fase di sviluppo della famiglia si attiva tale capacità di pensare, la relazione si arricchisce nell’individualizzazione, spostandosi dal piano somatico (percezione della raggiungibilità fìsica dell’oggetto) a quello del pensiero affettivo rivolto all’oggetto (dialogo interno con l’oggetto). Il pensiero ha la funzione di trasporre e mantenere su un piano culturale la relazione. La famiglia, nei suoi volti strutturali, può intrecciare le relazioni interne sulla base di due distinti e compresenti livelli di sviluppo del legame:

1) Legami basati sul soma;
2) Legami basati sul pensiero affettivo.

I legami del primo livello si sviluppano su di una modalità arcaica di pensiero, che si muove secondo le direttrici vicinanza- lontananza, ed è caratteristico del Sé infantile: l’oggetto è percepito come buono se fisicamente vicino o raggiungibile, cattivo se assente: la vicinanza e la lontananza dell’oggetto modificano la percezione delle sue qualità, cambiano la relazione. Ad esempio un genitore può percepire come buono il figlio dell’infanzia e vivere sentimenti di delusione quando questi diviene adolescente, più separato e quindi percepito come cattivo. I legami familiari basati sul soma, nei momenti di passaggio evolutivo nel Sé del figlio, possono giungere a modalità arcaiche di difesa dal dolore per la separazione: la separazione stessa può essere dal genitore negata, come non avvenuta e la relazione si connota di controllo sull’oggetto, o, in casi estremi, sarà l’oggetto stesso ad essere negato: la psiche del genitore non riconosce l’oggetto (figlio), e percependone l’estraneità, si ritrarrà dalla relazione. Il sentimento dell’appartenenza base di ogni possibile individuazione, si sviluppa su legami che contengano la complessità dei due livelli, sia quelli basati sul soma, che assicurano la sensorialità del contatto ed il calore della vicinanza, che quelli basati sul pensiero affettivo, che permette la differenziazione nella continuità del legame attraverso la sua interiorizzazione.

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  1. avatar Dott.ssa Maria Rita Ferrisays:

    Psicoterapeuta Psicoanalitico
    Formazione Psicoanalitica post Lauream
    “Ciò di cui vi parlerò segue le linee guida di una narrazione inconscia. Vi invito, quindi, ad ascoltare con quella parte della vostra mente che accoglie i sogni.”