Koudour

Artinvita 2024 - Festival Internazionale degli Abruzzi. In Turchia e Bulgaria, uomini e donne sono – a quanto pare – morti di desiderio. Koudour è un verbo turco-romanì che significa “morire di desiderio”. Questa malattia cardiaca nasce molto spesso durante le tradizionali celebrazioni nuziali, dove prevalgono le regole e le comunità sono le più forti: bisogna vestirsi bene, “mostrarsi bene”, saper fare presa. Ma attraverso la danza e la musica, ci lasciamo gradualmente invadere dai desideri sepolti e la possibilità di una vita libera dalle convenzioni sociali. A domare questi desideri cosiddetti “pericolosi”, in mezzo alla festa, i musicisti hanno l’abitudine di variare il loro repertorio musicale. Modificano la cadenza dei ritmi con 9 battiti. “Ho amato un rom, mi è stato detto che non era possibile” esordisce uno dei brani. Questo repertorio corrisponde a tutta una serie di gesti che permetteranno di dare forma al tuo desiderio. Cresciuta nella musica tradizionale, ho visto uomini e donne rotolarsi per terra durante matrimoni e balli che si trasformavano in battaglie. Tra racconto e canzone, lo spettacolo Koudour mette in discussione la musica come rimedio e omaggia la musica araba che rende la celebrazione una consolazione. Lo spettacolo è ispirato a 136 matrimoni della mia infanzia, storie di esaltazione tra i Sufi del XIII secolo, racconti del Medio Oriente e trance rurali di Jean Giono. LO SPETTACOLO, UNA FESTA! È un matrimonio senza sposi. Un gruppo di 4 musicisti inizia suonando acusticamente tra il pubblico nell’atrio del teatro. Si mangia e si beve come se fossimo ad un matrimonio con tutti gli invitati. Qui tutti si conoscono, tutti si salutano. All’improvviso le luci si spengono e il pubblico diventa la comunità. Trasportati dalla figura della donna con il tamburo, i musicisti e gli attori ci invitano a tuffarci nella trance orientale. Raccontano dell’estasi tra i mistici sufi del XIII secolo, raccontano della passione tra Oum Kalthoum e di desideri soffocati. La donna mescola le lingue (turco, rom, francese, arabo libanese) ed evoca le altre dive del Medio Oriente (Zeki Müren, Sezen Aksu, Asmahan). Nel bel mezzo della festa, sudato di trance, il derviscio sufi Rumi grida: C’è una voce che non usa parole, ascolta! (Hatice Özer)

Koudour
Città: Chieti
Indirizzo: Teatro Marrucino, via Cesare De Lollis 1
Data e ora: 11 maggio 2024 - 21:00
Telefono: 0871321491
Sito web: www.teatromarrucino.eu